Un’ordinanza-ponte che anticipi al giorno dopo l’Epifania il nuovo Dpcm con le misure anti contagio, atteso per il 15 gennaio: è solo una delle ipotesi portata al tavolo di maggioranza e al vaglio del governo. La misura mirerebbe a contenere la nuova impennata di contagi da Covid-19 che si è registrata negli ultimi giorni. Da una parte, con l’ordinanza si andranno a rivedere i meccanismi che portano le regioni dalla zona gialla a quella arancione o rossa, che scatterebbe con soglie dell’Rt (l’indice di contagio) più basse: la zona arancione scatterà con soglia di contagio dell’1 e non più dell’1,25; quella rossa scatterà con soglia dell’1,25 e non più dell’1,50. Assieme a questo, si valuta la possibilità di «rafforzare» la zona gialla nazionale sul modello di quanto avvenuto durante le feste, con una zona rossa nazionale nei giorni festivi e prefestivi. Il tutto nell’attesa che entri a regime la campagna vaccinale. Ipotesi di fronte alle quali le opposizioni si affrettano a chiedere «immediati ristori» per le imprese: «Per molti, che rischiano di perdere anche la stagione dei saldi, si profila lo spettro di chiusure che vanno assolutamente scongiurate», spiega la capogruppo di Forza Italia al Senato, Anna Maria Bernini. «Per questo chiediamo al governo di procedere da subito con risarcimenti congrui e immediati, che non possono essere inferiori al cento per cento del fatturato andato in fumo, e col ritiro contestuale delle cartelle esattoriali». Oltre alle opposizioni, però, il tema dei ristori per chi si prepara ad affrontare nuove chiusure viene sollevato durante il vertice di maggioranza dalla ministra e capodelegazione di Italia Viva, Teresa Bellanova: «Il patto con le categorie penalizzate a Natale va mantenuto e il decreto legge per i ristori va fatto subito. Sappiamo perfettamente che la ristorazione è stato uno dei settori più esposti e colpiti. I ristori vanno quantificati e garantiti nel prossimo DL. E vanno decisi ristori adeguati per il sistema agroalimentare, su cui ricadono le misure di chiusure e limitazioni del canale ristorazione », spiega Bellanova. Nelle ultime ore, poi, si è tornati a parlare anche del tema delle riaperture delle scuole, con alcune sigle sindacali a stigmatizzare le riaperture, seppure al 50% e scaglionate. Se il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha indicato questa come la strada da seguire per il ritorno fra i banchi, dubbi sono stati sollevati dai governatori di molte regioni, a cominciare da quelle governate dalla Lega. «Come governatori abbiamo fatto tutto ciò che era necessario in tema di sicurezza per i trasporti in accordo con i prefetti ma restano molte criticità sul contenimento della pandemia. Servono scelte tempestive affinché si possa dare certezze alle milioni di persone coinvolte. Siamo preoccupati per il silenzio da parte del governo sulle criticità sul tema della riapertura delle scuole», spiegano i governatori della Lega al termine dell’incontro con il segretario della Lega Matteo Salvini. Ma dubbi sul ritorno fra i banchi arrivano anche da esponenti del Pd: «Comprendo la sincera volontà di moltissimi studenti di medie e superiori di tornare a scuola ma ritengo oggi opportuno valutare attentamente quando riprendere le lezioni in presenza. Occorre, infatti, verificare con attenzione se le restrizioni messe in atto durante le vacanze natalizie abbiamo realmente rallentato i contagi. Meglio riprendere nella seconda metà di gennaio che dover richiudere subito», spiega la deputata dem Lucia Ciampi. «Non è fisica quantistica, ma buon senso: se non siamo in grado di garantire un rientro a scuola sicuro per tutti, a fronte dei numeri del contagio e della pericolosa incognita della variante, si evita di mettere a rischio le persone, i lavoratori, i ragazzi, le famiglie», avverte anche il deputato del Pd, Filippo Sensi.