«La risposta all'uso illecito di strumenti di comunicazione va cercata innanzitutto nell'estensione e nella concreta praticabilità dell'uso lecito, prendendo le mosse da quanto sperimentato nella prima fase della pandemia con l'ampliamento del numero dei colloqui telefonici e l'adozione di strumenti per le videochiamate». È uno dei pareri del Garante nazionale delle persone private della libertà Mauro Palma, audito la scorsa settimana dalla Prima Commissione Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni della Camera dei Deputati. È stato sentito a proposito delle misure introdotte nel nuovo decreto sicurezza approvato dal Consiglio dei ministri. Ricordiamo che sostanzialmente sono tre le novità introdotte: diventa reato introdurre i telefonini in carcere, c’è l’aggravante per quanto riguarda il 41 bis e nello stesso tempo si valorizza la figura del Garante nazionale delle persone private della libertà dandogli potere di delega. Inoltre l’attuale collegio presieduto da Mauro Palma viene prorogato per un periodo di due anni oltre la scadenza naturale.

Per quanto riguarda l'introduzione nel codice penale di una apposita fattispecie di reato destinata a reprimere l'accesso indebito a strumenti di comunicazione con l'esterno da parte della popolazione detenuta, Mauro Palma ha voluto sottolineare che ciò è «conseguenza, chiaramente, del fenomeno - registrato in modo crescente negli ultimi tempi - dell'introduzione abusiva di apparecchi telefonici mobili negli istituti penitenziari. È, questo, un caso esemplare del ricorso allo strumento della repressione penale per far fronte a situazioni e a bisogni che devono trovare prevenzione e risposte in altre sedi». Il Garante ha tenuto a precisare che «prevenzioni e risposte vanno insieme: intanto si può ritenere abusivo, indebito o illecito un comportamento, in quanto esso si pone con caratteristica di devianza rispetto a regole e opportunità predisposte per soddisfare esigenze primarie». E solo a quel punto, secondo Mauro Palma «sarà debitamente distinta la comunicazione lecita, di cui si ha diritto, da quella finalizzata a ristabilire contatti o attività criminali e opportunamente sanzionata quest'ultima» .

Il Garante chiede che prima di rendere reato l’introduzione dei cellulari si provveda compiutamente ad assicurare alla popolazione detenuta gli strumenti e le modalità di comunicazione necessarie alle lecite esigenze di contatto con i riferimenti esterni, prevedendo, appunto, la possibilità di videochiamate e telefonate. Per quanto riguarda l’impianto generale sulle misure penitenziarie introdotte al decreto sicurezza, Mauro Palma però è stato chiaro durante l’audizione in Prima Commissione. Ha espresso perplessità in ordine al ricorso all'ampliamento dello strumento penale, realizzato attraverso l'introduzione nel corpo del codice penale di nuove fattispecie di reato e l'inasprimento dell'apparato sanzionatorio di fattispecie già esistenti, perché è una «risposta a criticità o a eventi che, quantunque rilevanti, risentono di forme di reattività emotiva a supposto allarme della pubblica opinione».