La finalità di ridurre gli accessi agli edifici  Giudiziari, asseritamente perseguita con queste misure, non tiene in alcun conto le richieste da tempo avanzate dall'avvocatura (OCF in primis) di rendere obbligatoria la calendarizzazione oraria delle udienze: l'unica misura che avrebbe garantito il rispetto delle misure di distanziamento ed il divieto di assembramenti. Anche la procedura di trasmissione telematica delle conclusioni e delle "discussioni scritte" si scontra con la mancanza dei provvedimenti della DGSIA che individuino le specifiche tecniche degli atti, prestandosi a dichiarazioni di inammissibilità come quella pronunciata il 3 novembre scorso dalla Prima Sezione Penale (sent. 2840/2020). La previsione della sospensione della prescrizione e dei termini di durata delle misure cautelari è figlia della subcultura panpenalista e criminalista che, in pieno contrasto con il principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza e del principio di eccezionalità del carcere preventivo, si preoccupa di mantenere in carcere le persone in attesa della "presumibile fine" dell'emergenza sanitaria, invece che di adeguare il sistema per garantire ai cittadini il pieno esercizio dei loro diritti.