«C’è sempre stato un filo comune che tiene insieme le scelte adottate dal governo. Un filo che unisce tutti i nostri provvedimenti ed è il primato della tutela della nostra salute». Lo ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, nel corso dell’informativa urgente in Aula alla Camera. Che ha accusato le Regioni di polemiche pretestuose, in primis per la condivisione, già da 24 settimane a questa parte, dei criteri che hanno portato alla chiusura di alcune regioni. Criteri condivisi al tavolo con i rappresentati delle Regioni, con l'associazione dei Comuni e con i tecnici, mai contestati prima della firma del dpcm, basati sui dati provenienti proprio dai territori e comunicati dagli stessi governatori. «In tutte le fasi del nostro lavoro c'è stato il pieno coinvolgimento delle istituzioni scientifiche cosi come delle Regioni. I criteri di monitoraggio su 21 parametri sono stati condivisi con le Regioni in due incontri, e da 24 settimane i parametri di riferimento vengono utilizzati senza che mai le Regioni abbiano portato obiezioni. il documento da cui derivano le scelte di fondo poste alla base del Dpcm è stato redatto da un gruppo di lavoro con Iss e la stessa Conferenza delle Regioni. I dati posti alla base delle rilevazioni vengono caricati e la fonte dei dati sono le Regioni», ha ricordato.   https://www.youtube.com/watch?v=Cnjs83yowUM   «Si tratta di un lavoro complesso. Ciascuna Regione viene classificata sulla base dell'incrocio di due parametri: indice di rischio prodotto dai 21 indicatori e i 4 scenari definiti attraverso gli Rt. Con lo scenario 4 e Rt sopra 1,50 indice di rischio alto, la regione viene collocata in zona rossa. Dopo 14 giorni con scenario e indice piu basso avviene una nuova classificazione della cabina di regia»,  ha detto il ministro. «Si tratta di un lavoro di una raccolta dati imponente, per questo le valutazioni hanno bisogno di almeno una settimana per essere attendibili, perché i dati possano stabilizzarsi». «Questo filo che unisce tutti i nostri provvedimenti è il primato della tutela della salute e l’idea di difendere le persone e la loro vita, un principio di massima precauzione per difendere il Ssn evitando che venga travolto lasciando i cittadini indifesi e dovendo nuovamente contare un numero di vittime inaccettabile tra le persone e, purtroppo, anche tra i nostri medici e infermieri che non finirò mai di ringraziare per il contributo che danno ogni giorno al nostro Paese». «Voglio essere molto chiaro, non c’è una altra strada - ha spiegato Speranza - la massima precauzione è una via obbligata per arginare la diffusione della pandemia sino a quando non avremo sempre più efficaci e poi finalmente il vaccino. Ecco perché in questi mesi ho ripetuto mille volte che sarebbe stato un grave errore abbassare la guardia, perdere la memoria delle giornate terribili che abbiamo passato. Ecco perché in quest’aula - ha rimarcato - quando l’Italia aveva il numero più bassi di casi in Europa, ho detto senza incertezza e mezze parole non facciamoci illusioni è irragionevole pensare che la tempesta che colpisce l’Europa non arrivi in Italia. Ho sempre pensato e continuo a farlo che la salute viene prima di tutto che non ci potrà essere reale ripartenza senza sconfiggere questo maledetto virus». «Si possono avere opinioni differenti sulle scelte che abbiamo compiuto - ha aggiunto Speranza - ma per favore non capovolgiamo la realtà. Andando oltre inutili polemiche tutti dobbiamo trarre una lezione tanto evidente quanto amara: senza consistenti limitazioni dei movimenti e rispetto delle regole la convivenza con il virus fino al vaccino è destinata ad un clamoroso fallimento. I limiti della battaglia politica non si devono superare, non alimentiamo polemiche, sono dannose, lasciamo fuori dalla battaglia politica le questioni scientifiche, e la lotta contro il virus». «È sufficiente non tenere gli occhi chiusi per guardare quel che sta succedendo fuori dai nostri confini. La Francia e l’Inghilterra, due grandi super potenze mondiali, sono travolte e costrette al lockdown nazionale. La Germania è colpita. Anche Belgio, Austria, Portogallo e Grecia sono nuovamente in lockdown. In Europa la triste e dolorosa conta degli uomini e delle donne che non ce l’hanno fatta a sconfiggere il virus è giunta a 294.622». Speranza ha poi aggiunto: «I casi confermati sono 11.863.793, un contagiato ogni 37 persone, un dato impressionante. Sono i numeri che nella loro forza non hanno neanche bisogno di essere commentati o interpretati».