Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto su sicurezza e immigrazione che riscrive i decreti Salvini. L'annuncio del governo arriva a tarda sera, dopo mesi di trattativa e i richiami del Quirinale. E sono sopratutto i dem a esultare: "I decreti insicurezza di Salvini vanno in soffitta. Il Pd ripristina la civiltà e lo stato di diritto. Si cancella una vergogna e si riorganizza l'accoglienza per promuovere l'integrazione e garantire la sicurezza per tutti", scrive su twitter il vicesegretario Pd, Andrea Orlando. "Approvato ora in Consiglio dei ministri il decreto immigrazione. I decreti propaganda/Salvini non ci sono più. Vogliamo un'Italia più umana e sicura. Un'Europa più protagonista", scrive, sempre su Twitter, il segretario Pd Nicola Zingaretti. "Stasera abbiamo messo fine all'inciviltà dei Decreti in-sicurezza di Matteo Salvini ripristinando condizioni di civiltà giuridica e giustizia sociale. Chiudiamo una pagina buia che aveva rigettato nell'ombra e nell'invisibilità migliaia di uomini e donne trasformati da una norma sbagliata e malvagia in clandestini e privati, insieme all'identità, di quegli strumenti di integrazione e inclusione propri di un paese civile capace di discernere e di costruire percorsi efficienti ed efficaci di legalità e integrazione a tutto vantaggio della sicurezza dei cittadini", dichiara invece la Ministra Teresa Bellanova, capodelegazione di Italia Viva

I nuovi decreti

Un "daspo" per la movida violenta, sulla scia del recente omicidio di Willy Monteiro Duarte, e una norma per contrastare la vendita di droga tramite i siti web. Sono queste le due novità, messe a punto dai ministri della Giustizia Alfonso Bonafede e dell'Interno Luciana Lamorgese, inserite negli ultimi giorni nel nuovo decreto immigrazione varato questa sera dal Consiglio dei ministri. Il decreto è composto da 12 articoli e modifica di fatto i decreti sicurezza firmati dall'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini. Il nuovo testo, frutto di un confronto serrato tra il ministro Lamorgese e gli esponenti della maggioranza, non solo accoglie i rilievi fatti dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione della promulgazione del secondo "decreto Salvini" ma va anche oltre. Nel solco delle indicazioni di Mattarella si inquadrano la reintroduzione del rispetto degli ''obblighi costituzionali e internazionali dello Stato in materia di rifiuto o revoca del permesso di soggiorno'' e il passaggio dall'ammenda amministrativa, che arrivava fino a un milione per chi avesse salvato i migranti in mare, alla multa compresa tra 10 e 50mila euro applicabile solo al termine di regolare processo penale. "Nei casi di inosservanza del divieto o del limite di navigazione'', si legge nel dl, la "multa è da euro 10.000 a euro 50.000". E' qui che, abolendo le sanzioni amministrative, mentre l'indicazione era di renderle più proporzionali, il decreto va oltre i rilievi di Mattarella. Inoltre non è più prevista la confisca della nave, a condizione però che le navi che fanno salvataggi in mare lo comunichino alle autorità italiane e nel caso di navi straniere al proprio paese di appartenenza. In caso di violazione di queste condizioni le organizzazioni sarebbero perseguibili penalmente. L'altra modifica in linea con le indicazioni del Capo dello Stato riguarda la "particolare tenuità" del fatto che non è più riferibile ai reati commessi nei confronti di tutti i pubblici ufficiali ma solo agli ufficiali e agli agenti di pubblica Sicurezza e di polizia giudiziaria e nel caso di oltraggio a magistrati in udienza. All'articolo 1 il decreto legge reintroduce la formula del rispetto degli ''obblighi costituzionali e internazionali dello Stato in materia di rifiuto o revoca del permesso di soggiorno''. Sempre nello stesso articolo è contenuta la convertibilità della maggior parte dei permessi di soggiorno in permessi di lavoro. ''Sono convertibili in permesso di soggiorno per motivi di lavoro, ove ne ricorrano i requisiti", si legge nel testo del dl, i permessi di soggiorno ''per protezione speciale'', per ''calamità'', per "residenza elettiva'', per acquisto della cittadinanza o dello stato di apolide'', per ''attività sportiva'', ''per lavoro di tipo artistico'', ''per motivi religiosi'', ''per assistenza minori''. Torna la protezione umanitaria denominata 'Protezione speciale' e viene reintrodotto il divieto di respingimento ed espulsione in Stati che violano i diritti umani. ''Non sono ammessi il respingimento o l'espulsione o l'estradizione di una persona verso uno Stato qualora esistano fondati motivi di ritenere che essa rischi di essere sottoposta a tortura o a trattamenti inumani o degradanti - si legge nel testo - Nella valutazione di tali motivi si tiene conto anche dell'esistenza, in tale Stato, di violazioni sistematiche e gravi di diritti umani''. "Non sono altresì ammessi il respingimento o l'espulsione o l'estradizione di una persona verso uno Stato - prosegue il testo - qualora esistano fondati motivi di ritenere che l'allontanamento dal territorio nazionale comporti una violazione del diritto al rispetto della propria vita privata e familiare"

I rilievi del Quirinale ai decreti Salvini

Nessuna valutazione nel merito delle norme, ma "rilevanti perplessità" su due profili, con la necessità quindi di una "valutazione del Parlamento e del governo" per "l'individuazione di un intervento normativo sulla disciplina in questione". Lo scriveva l'8 agosto del 2019 il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella lettera ai presidenti del Senato, della Camera e del Consiglio con la quale accompagnava la promulgazione della legge di conversione del secondo decreto sicurezza, che faceva seguito a quello dell'ottobre 2018. Provvedimento, quest'ultimo, oggetto di un intervento preventivo del Capo dello Stato, che in sede di emanazione aveva scritto al premier, Giuseppe Conte, sottolineando che, "come affermato nella Relazione di accompagnamento al decreto, restano 'fermi gli obblighi costituzionali e internazionali dello Stato', pur se non espressamente richiamati nel testo normativo, e, in particolare, quanto direttamente disposto dall’articolo 10 della Costituzione e quanto discende dagli impegni internazionali assunti dall’Italia".Tornando al decreto legge dello scorso agosto, Mattarella segnalava innanzi tutto che "i contenuti del provvedimento appena promulgato sono stati, in sede di conversione, ampiamente modificati dal Parlamento e non sempre in modo del tutto omogeneo rispetto a quelli originari del decreto legge presentato dal governo".