Un anno fa, quando scoppiò quello scandalo che trovò la sua sintesi nella fallace espressione “Sistema Bibbiano”, a risentire dello tsunami che travolse i servizi sociali e il mondo degli affidi fu anche chi, in prima linea, lavorava per salvare i più piccoli da situazioni potenzialmente pericolose. Ovvero il Tribunale dei minori di Bologna, presieduto da Giuseppe Spadaro, che a seguito dell’ispezione inviata dal ministero perse, per questione di opportunità, la poltrona da procuratore minorile a Roma. E ora, terminata quell’ispezione, i cui esiti non sono ancora formalmente noti, per Spadaro arriva la proposta unanime da parte della V Commissione del Csm per la nomina a Presidente del Tribunale dei minori di Trento. Il tutto mentre il mondo degli affidi cerca di tornare, lentamente, alla normalità. «La campagna mediatica su quel caso - spiega Spadaro al Dubbio - fu molto dannosa. Ma ora bisogna lavorare per migliorare il sistema e salvare i bambini in pericolo».

A un anno di distanza dall’inchiesta “Angeli e Demoni”, alcuni dei partiti che fecero campagna elettorale sul tema degli affidi hanno ammesso che fu un errore. Quanto ha influito sul mondo della giustizia minorile?

Purtroppo si assistette ad una campagna mediatica, e non solo, totalmente sbilanciata in una sola direzione, poiché noi giudici abbiamo un obbligo di riserbo e non potevamo e possiamo replicare ad invettive, che hanno prodotto sentimenti di rabbia, accompagnati da una crescente sfiducia nei confronti dei giudici minorili e dei servizi sociali che venivano dipinti come i “ladri di bambini”. Questo ha fatto sì che, nei mesi a seguire, tra gli operatori, specie quelli dei servizi sociali, vi fosse quasi il timore a notiziare di situazioni pregiudizievoli per la paura di essere, loro stessi, denunciati. Anche con le famiglie affidatarie è stata ed è molto dura, perché per quanto si tratti di persone straordinarie sono terrorizzate. E anche all’interno delle aule di udienza, abbiamo dedicato quanto più tempo possibile per ragionare assieme ai genitori e ai loro avvocati, adoperandoci per tentare di trasmettere loro la fiducia di essere lì solo per garantire il benessere del bambino. Sono stati mesi molto duri.

Il suo Tribunale, poi risultato parte lesa, è stato sottoposto ad una verifica da parte del ministero. Quali sono stati gli esiti?

L’avere la Procura di Reggio Emilia, correttamente, identificato il ministero della Giustizia - e dunque anche il Tribunale dei minori di Bologna - parte lesa è confermativo che qualora venga accertato, a conclusione del processo penale, che i reati contestati siano stati commessi, gli imputati ci hanno tratto in errore, rappresentandoci situazioni non vere. Se così fosse, dovranno essere puniti con pene non severissime, come molti affermano, ma “giuste” e il ministero dovrà essere risarcito per il grave danno derivato. Ciò è confermato dal fatto che, ancora, dopo un anno, sulla stampa si legge “sistema Bibbiano”. In quel contesto, per l’eco mediatica e non solo, l’inchiesta ministeriale era atto dovuto. I miei giudici e io per primo - che avevo già attivato una auto- ispezione interna esaminando fascicolo per fascicolo - ci siamo messi a completa disposizione degli ispettori.

Alcune intercettazioni ancora coperte da segreto sono state rese pubbliche prima della discovery. Non sarebbe stato necessario fare delle verifiche anche in quel caso? E perché il suo Tribunale non è stato informato dell’indagine?

Questa domanda non va posta a me.

L’inchiesta ha riaperto la discussione sul tema degli affidi e portato a una proposta di modifica della legge. Quali sono gli aspetti da cambiare?

Auspico, in tempi brevi, una nuova norma che disciplini con rigore il rito minorile processuale. Più il legislatore prevede l'osservanza di regole rigide, più è garantita tutela a tutti, compresi gli stessi giudici che hanno il compito delicatissimo di prendere decisioni in materie così complesse in una primissima fase in cui gli elementi di giudizio sono ancora pochi e fumosi. Il principio del contradditorio, la presenza dell'avvocatura e una stringente procedura potranno sicuramente ridurre il margine d’errore portandolo idealmente a zero. Peraltro non dimentichiamo che tutti i protagonisti di questi procedimenti hanno l’ingrato compito di mettere in sicurezza i minori ma anche adoperarsi per consentire ai genitori inadeguati di recuperare al più presto la loro piena capacità genitoriale.

Nella proposta di legge si ipotizza anche l’abolizione dell’articolo 403 del codice civile, che consente l’allontanamento dei minori dal nucleo familiare. È d’accordo?

È doverosa una riflessione che conduca ad un intervento normativo di riscrittura dell’articolo 403 cc. Si deve introdurre uno strumento di immediato controllo della decisione amministrativa dei Servizi di allontanamento del minore, ad opera dell’autorità giudiziaria, da espletare nel pieno contraddittorio con la famiglia e sentendo, con la massima celerità tutte le figure che hanno ' vissuto' il minore. Non dico di eliminare questa possibilità per i servizi perché non va dimenticato che, purtroppo, vi sono situazioni oggettivamente gravi che impongono, per la salvaguardia del minore, il suo allontanamento immediato, ma subito una sorta di convalida da parte del giudice e in presenza dei difensori. Altra cosa introdurrei in quasi tutti i procedimenti l’avvocato del bambino.

Cosa ci dicono i casi di cronaca degli ultimi tempi?

Ci confermano che di fronte all’esistenza di una situazione che possa mettere a rischio il bambino è necessaria, senza indugio, la segnalazione alle competenti autorità giudiziarie minorili, che bisogna intervenire, anche in urgenza, mettendolo in protezione. Uno Stato civile non può girarsi dall'altra parte. Quei bambini oggi potrebbero essere ancora tra noi.

La Giustizia minorile sembra interessare solo quando fa cronaca. C'è’ sottovalutazione?

Sì, è considerata quasi una giurisdizione di serie B, mentre le garantisco che si tratta di funzioni delicatissime. Io ho svolto gran parte della mia esperienza in tribunali ordinari affrontando processi penali in Calabria, ma questo è il ruolo più difficile che un magistrato possa svolgere. C’è la necessità, senza dubbio, di una maggiore e più costante attenzione, per assicurare quella celerità processuale dovuta ai bambini. Occorre, in primis, aggiornare, come questo ministero sta facendo, le piante organiche degli Uffici e garantire un numero di giudici minorili togati, presso ogni Tribunale dei minori, correlato alle effettive esigenze di ogni singolo territorio. Per non dire poi del personale amministrativo, assolutamente indispensabile. Occorre attribuire più poteri al Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza e a quelli regionali.

L’inchiesta sugli affidi ha fermato la sua nomina a procuratore minorile a Roma, in attesa dell’ispezione voluta dal ministero. Oggi il Csm ha proposto al plenum all’unanimità la sua nomina alla Presidenza del Tribunale Minori di Trento. È la conferma che il suo ufficio ha lavorato al meglio?

Sono sempre stato sereno, perché so di aver lavorato per 30 anni sempre con il massimo dell’impegno. E so bene che anche i miei colleghi minorili lo han fatto, sia pure in condizioni oggettivamente difficilissime. L’eco mediatica e altri interventi che si sono avuti a quel tempo, taluni davvero fuori luogo in quanto espressi da chi non aveva conoscenze in quanto non poteva averle, ha inevitabilmente – ed è comprensibile - determinato ad avere prudenza. Inoltre la collega nominata vantava giustamente una maggiore attitudine avendo svolto funzioni requirenti che io non ho mai svolto. L’unanimità con cui la V commissione ha condiviso la proposta del giudice relatore Pier Camillo Davigo mi onora. Qualora il Plenum dovesse decidere positivamente, dedicherò al mio nuovo ufficio tutto me stesso, portando in quella sede anche questa pesante esperienza, continuando a garantire la massima e più scrupolosa attenzione alla tutela dei minori.