Ieri in piazza Montecitorio a Roma l’avvocatura italiana ha indossato la toga e ha preso parola: «Ebru è viva oggi. Ebru è il mio cuore ora. Ebru è la mia mente. Ebru è il respiro delle persone che vogliono giustizia ovunque nel mondo. Non morirà mai. Questo è il perché vediamo questa resistenza come una vittoria, anche se moriamo e soffriamo».

Lo ha fatto prestando la voce a Aytaç Ünsal - il legale turco scarcerato in via temporanea il 3 settembre a causa delle gravi condizioni di salute dopo oltre 200 giorni di sciopero della fame - che affida a una lettera il ricordo della collega Ebru Timtik: donna, avvocata, attivista, morta in Turchia il 27 agosto dopo 238 giorni di digiuno. Per il suo sacrificio, e per il destino di molti altri professionisti imprigionati nelle carceri turche, l’avvocatura italiana è voluta scendere in piazza.

L’iniziativa, promossa dall’Associazione Nazionale Giuristi democratici insieme all’Unione Camere Penali, Cnf, Ocf, Aiga, Asgi e numerose altre istituzioni e associazioni forensi, ha raccolto la voce di tutti coloro che non indietreggiano davanti alle ingiustizie e ai soprusi.

«La mobilitazione senza sosta che ha permesso a Aytaç Ünsal di non morire in una cella è il segnale che si può e si deve fare qualcosa», spiega al megafono l’avvocata Aurora D’agostino dei Giuristi democratici. Ma la sua liberazione temporanea «non fa venir meno la preoccupazione per la sua sorte e quella degli altri avvocati coimputati nel processo, in attesa della decisione definitiva della Corte suprema turca in un processo caratterizzato da gravi violazioni del diritto di difesa», spiega in una nota il Consiglio Nazionale Forense. Condannati in appello a più di 10 anni di carcere con l’accusa di terrorismo, Ebru Timkit e Aytaç Ünsal sono oggi il simbolo di una nuova “resistenza dei diritti”. Una militanza dolorosa, che «ci costa cara», ricorda l’avvocato Ezio Menzione, delegato dell’Osservatorio dell’Unione Camere Penali. «Non è facile ricordare Ebru - racconta Menzione. L’ho conosciuta durante alcuni dei processi che la riguardavano, poi nel carcere di Silivri pochi giorni prima che iniziasse lo sciopero. Era una donna tenace, un’avvocata eccezionale. Il suo impegno è sempre stato costante, in tutti i fronti, dalla battaglia per i diritti delle donne, alle cause per il diritto alla casa». «È stata lei - conclude - a iniziare lo sciopero della fame per imporre che si facesse il processo contro i responsabili della morte dell’unico dimostrante rimasto ucciso durante le manifestazioni di Gezi Park nel 2013».

«Come avvocati difensori dei diritti umani e civili, abbiamo capito da che parte stare», precisa Simonetta Crisci di Legal Team salutando la rappresentanza del popolo curdo che si è unita alla mobilitazione. Al suo intervento segue quello dell’avvocata Barbara Spinelli, promotrice dell’evento per l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione ( sgi). «Ebru siamo noi anche come avvocati immigrazionisti - spiega Spinelli. Occorre mettere in discussione gli accordi per la gestione dei migranti e i finanziamenti ai regimi che violano i diritti umani. Sugli interessi economici deve prevalere la tutela del diritto alla vita. Quello che è accaduto a Moria è la prova delle conseguenze che possono esserci quando la ' sicurezza' del Mediterraneo è basata sull'indifferenza per i diritti umani e sulla esternalizzazione e militarizzazione delle frontiere». Francesca Rupalti, vicepresidente dell’associazione Avvocatura per i diritti LGBTI - Rete Lenford e avvocata penalista del foro di Milano, ha ribadito invece «la necessità di contrastare sempre ogni forma di discriminazione, di ingiustizia e di odiosa sopraffazione, promuovendo il ruolo sociale dell’Avvocatura per la tutela dei diritti fondamentali nell’ambito di una comune lotta verso l’uguaglianza e per il rispetto dei principi costituzionali». In piazza a fianco degli avvocati anche i giornalisti, tra le categorie più oppresse dal regime di Erdogan.

Giuseppe Giulietti, presidente della Fnsi, affida il messaggio di solidarietà di tutta la stampa alla collega Antonella Napoli, presente a Montecitorio per l’Associazione Articolo 21, e osservatrice internazionale nei processi ai giornalisti turchi accusati di terrorismo. «Siamo con voi nell’impegno contro ogni bavaglio al diritto di cronaca e al diritto alla difesa -, scive Giulietti. Ci associamo nel chiedere che siano liberati dal carcere rutti i prigionieri politici. Il tragico sacrificio dell’avvocata Ebru Timtik pesa sulla coscienza degli indifferenti, degli ignavi, delle istituzioni che sanno e tacciono».