Tra taglio dei parlamentari e avvicinamento alle regionali di settembre, la deputata del Pd e sottosegretaria allo Sviluppo Economico  Alessia Morani si dice "preoccupata" per l'andamento dell'economia nel prossimo autunno, che sarà "complicato". Dapprima, a inaugurare il fronte interno al Pd per il “No” al referendum fu il senatore Tommaso Nannicini, seguito poi da due ex presidenti del partito, Matteo Orfini e Gianni Cuperlo. Sottosegretaria Morani, lei cosa voterà? Voterò sì perché nel momento in cui abbiamo costituito il Conte II abbiamo fatto una scelta molto chiara, cioè aderire al taglio dei parlamentari proposto dal M5s e al tempo stesso apportare dei correttivi. Tra questi, la parificazione dell’elettorato attivo e passivo di Camera e Senato, la riduzione proporzionale dei delegati regionali e il superamento dell’elezione su base regionale del Senato. Oltre a ciò abbiamo proposto la modifica dei regolamenti parlamentari e una nuova legge elettorale: un pacchetto di riforme che abbiamo discusso e che è il motivo del mio voto. Un voto che però non è condiviso da diversi esponenti, anche di peso, all’interno del Pd. Cosa ne pensa? Siamo abituati al fatto che dentro al Pd ci siano visioni diverse rispetto alle riforme costituzionali e quindi non mi stupisco. Ognuno di noi farà una scelta ma il Pd deve dare un’indicazione e mi auguro che il partito decida di sostenere il Sì al referendum. Democraticamente rispetterò le decisioni della maggioranza ma se decidessero di votare No io non cambierò di certo idea. Sulla riduzione del numero dei parlamentari il centrosinistra si esercita da un po’ e credo sia una modifica in linea con le proposte fatte nel corso degli anni. É una riforma che apre la strada al riformismo. Sui correttivi che ha elencato siamo però in alto mare, per non parlare della legge elettorale. Troverete un accordo? Le riforme elencate sono in discussione al senato, tranne la legge elettorale che si è arenata ma mi auguro che il patto fatto all’inizio del governo Conte II sia mantenuto. Penso che la legge elettorale debba essere condivisa non solo in maggioranza ma anche con le opposizioni, e la nostra è una proposta equilibrata. La legge è proporzionale ma lo sbarramento al 5% garantisce quella stabilità che il Pd ha sempre avuto come obiettivo da raggiungere. Io sono favorevole al maggioritario ma visto come è andato con l’Italicum si deve tentare di approvare una legge di stampo proporzionale ma con la garanzia di governabilità. A settembre si voterà anche per le regionali, e una delle sfide più attese è quella nelle sue Marche. Come andrà a finire? Per quanto riguarda le Marche credo che il risultato lascerà deluso il centrodestra. Qualcuno sta dando per scontata la vittoria di Francesco Acquaroli ma non lo è affatto, perché la nostra proposta di candidare una personalità come Maurizio Mangialardi è vincente e convincente. Proponiamo una persona che assieme al governo nazionale potrà programmare e utilizzare risorse, penso a quelle del Recovery Fund, raggiunte grazie allo sforzo in Europa. La mia regione deve opporsi alla destra sovranista il cui candidato è famoso per una cena in ricordo della marcia su Roma. A livello nazionale mi aspetto che le regioni dove abbiamo governato mantengano un’amministrazione di centrosinistra: penso ad esempio alla Puglia, dove Emiliano è un presidente molto popolare che riesce ad attrarre voti anche tra gli elettori di altre forze politiche come il Movimento 5 stelle. A proposito, è favorevole a un’alleanza strategica con i pentastellati? Credo che le alleanza politiche abbiano bisogno di un percorso e non devono essere calate dall’alto. Se il nostro orizzonte è quello di costruire l’alleanza con il m5s servono obiettivi comuni e progetti concreti, non un accordo elettorale fatta all’ultimo minuto. Questo tipo di alleanze mi convincono poco e credo convincano poco l’elettorato, basti vedere al risultato in Umbria. Altra cosa è costruire un percorso che, nel tempo, possa portare a visioni comuni su molti temi. Credo in ogni caso che la base del partito debba potersi esprimere. Quali obiettivi potreste avere in comune con il Movimento? Penso al Green new deal, che esprime la sensibilità verso uno sviluppo sostenibile dell’ambiente e lo stesso vale per la sanità e il sociale, dove credo ci sia una comunanza di obiettivi seppur con strumenti diversi. Il reddito di cittadinanza ad esempio è utile contro la povertà ma non come politica attiva del lavoro e va perciò sicuramente rivisto. Sul lato della giustizia abbiamo invece visioni molto diverse: noi siamo convintamente garantisti mentre loro hanno una visione più giustizialista. É un tratto molto rilevante di diversità ma non mi scandalizzo neppure del fatto che due forze politiche che si sono tanto osteggiate trovino un terreno comune per una proposta politica utile al paese. D’altronde è già successo in passato con Dc e Pci, con le dovute differenze ovviamente e con il rispetto per quei giganti della politica. Che però non si insultavano a vicenda… Era una politica totalmente diversa della quale ho molta nostalgia, perché la bassezza dell’insulto è una caratteristica della contemporaneità che bisognerebbe abbandonare presto. Ma se guardiamo alle alleanze, anche nel centrodestra stanno insieme il nazionalismo di Meloni con la visione autonomista della Lega, l’europeismo di Forza Italia con il sovranismo di Salvini.. Da sottosegretaria al ministero dello Sviluppo Economico, è preoccupata per la tenuta del sistema-impresa dopo la pandemia? Andremo certamente incontro a un autunno complicato, anche se possiamo essere cautamente ottimisti rispetto ai dati del Pil che arriveranno. Ciononostante siamo consapevoli che sarà un momento molto difficile perché veniamo da una pandemia che dal punto di vista economico ha creato enormi problemi, ma già prima avevamo un Paese a crescita zero con uno dei debiti pubblici più grandi del mondo. Al mise ci siamo dotati di strumenti nuovi, cioè un fondo anti crisi che permette allo Stato di entrare, temporaneamente e a condizioni di mercato, nel capitale sociale delle imprese e che prevede anche incentivi molto forti all’occupazione con sgravi triennali per chi assume. Grazie a questo ma anche ai fondi Sure di 27 miliardi di ammortizzatori sociali in arrivo dall’Ue prevediamo di dare una forte mano alle nostre imprese e ai lavoratori.