Se l’obiettivo è ripartire, quali sono gli strumenti adeguati? Domenica 9 agosto su Il Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli avanzava una critica importante, ossia l’effetto distorsivo che il bonus genera nel creare l’illusione di risolvere un problema. Trattasi dell’illusione short sighting, della quale è opportuno non rimanere vittime. Ha ragione de Bortoli a mettere l’accento su questo, ma il tema dei bonus e della loro adeguatezza travalica il perimetro della temporalità della decisione per toccare invece un nodo vitale del modello economico del paese. È su questo che occorre portare l’attenzione per portare i dovuti correttivi.

I cittadini e le imprese si sono all’improvviso trovati dinnanzi un nuovissimo orizzonte dove la capacità di progettare, gestire e promuovere sul mercato e nel mondo sociale competenze e progettualità strettamente connesse con il digitale sono apparse come la vera grande strategia vincente per crescere sia nella qualità della vita, sia nella qualità della professione. Ma al contempo si sono trovati dinnanzi un vincolo di bilancio stringente, costretto da fattori contingenti, ma drammatici, ad una contrazione violenta. Si sono dunque messi alla finestra, nel sentire il vento della fase 3 e della già prospettata e presente nell’aria prospettiva di una protoga dell’emergenza pandemica, rincuorati forse – ma chissà quanto – dalla notizia dell’addivenuto possibile momento di finanziamento da parte dell’Unione europea di nuove forme di vita urbana, sociale, economica, hanno visto avvicinanrsi portatori di acqua: bonus, incentivi, sgravi. Meno male, si potrebbe dire. Il bonus è uno strumento immediato, sollievo ad un bisogno che puo’ essere pensato come un “vorrei ma non posso per ragioni materiali”, un modo per trasformare quella preferenza in una possibilità concreta. Vi è un di più: il bonus – ad esempio il bonus bici, l’ecobonus – è uno strumento di politica distributiva che porta con sé anche profili di carattere regolativo strutturata sulla moral suasion – promuovo la qualità dell’ambiente facilitando comportamenti virtuosi in via indiretta – e il nudging, modificando la architettura delle scelte dei cittadini che dovendo optare per una delle due cose, se comprare casa o riqualificare energeticamente quella di cui sono proprietari, potrebbero decidere per la seconda opzione. Poi vi sono gli incentivi e gli sgravi, che arrivano con i vari interventi a seguirsi incatenati l’uno all’altro da un mese all’altro, sempre a dare sollievo. E di sollievo di questi tempi ve ne è un gran bisogno.

Solo che occorre ben inquadrare cio’ che si sta facendo sul piano della costruzione delle uguaglianze delle opportunità di accesso a quel processo di crescita economica e sociale che auspicabilmente finalmente il paese vedrà arrivare dopo decenni di stagnazione con questa critica giuntura storica, una faglia aperta fra il XX e il XXI secolo. Che uguaglianza vogliamo perseguire? Rispetto al concetto più formale dell’uguaglianza, oggi le società democratiche complesse si stanno confrontando con il tema dell’uguaglianza di accesso alle opportunità, sia di tutela di diritti – si pensi alla drammatica questione dell’accesso a cure e trattamenti medico- sanitari ad un livello minimo standard – sia alla fruizione di quei beni e di quelle finestre che permettono alle persone e alle loro traiettorie di vita di fare un salto di qualità o di crescere, secondo le loro preferenze e capacità. Tuttavia improntare gli incetivi sulla base di una visione disconnessa di traiettorie di fruizione di beni privati rispetto alla disponibilità di beni pubblici accessibili a tutti costituisce una trappola cognitiva nella quale oggi non possiamo cadere. Se ci pensiamo, il nostro paese è caratterizzato da una diffusa e persistente compensazione da parte dei cittadini delle disfunzionalità dei servizi pubblici. Ia. La erogazione di incentivi che insistono sulla fruizione di beni privati sarà dunque soltanto un complemento di una agenda che deve avere il suo baricentro su digitale a libero accesso, trasporti integrati, aree verdi integrate, spazi didattici e culturali di alta qualità ed inclusivi, solo per fare alcuni esempi. Sono gli investimenti infrastrutturali sui beni pubblici che diminuiranno quei costi fissi che cittadini ed imprese supportano sui propri vincoli di bilancio in una chiave compensativa e che quindi liberanno risorse per potere investire, qui si, individualmente, sulle preferenze di vita e crescita che ciascuna e ciascuno nel tempo si formerà.