«Faccio una scelta controcorrente, da responsabile Giustizia di un partito con un Gruppo di 150 parlamentari a capogruppo di me stesso, ma c’è l’ambizione di costruire la grande casa dei liberali». Così il deputato Enrico Costa lascia Forza Italia e annuncia il suo passaggio ad “Azione” con Carlo Calenda.

Onorevole, come mai questa decisione?

Io sono un liberale e ho sempre auspicato che si potesse generare un soggetto unitario dei liberali. Forza Italia, per tanto tempo, lo ha rappresentato. Oggi ci sono due tensioni contrapposte, quella di chi vorrebbe andare a sostenere il governo, e lo manifesta anche apertamente, e la tensione di chi vuole adagiarsi sulla Lega e Fratelli d’Italia. Manca quella che è la mia posizione, un’area liberale che abbia pari dignità rispetto agli altri soggetti in campo, perché le nostre posizioni sono contrapposte rispetto ai populisti. Spero anche che questo possa essere uno stimolo per Forza Italia per avere una reazione nell’ottica che ho appena indicato.

Sta invitando Forza Italia a sottrarsi alla coalizione di centrodestra?

Il punto è che in una coalizione ci stai se, innanzitutto, hai un peso adeguato o se le tue tesi sono comunque rispettate, perché aggiungi un valore. È evidente che in questa fase, anche perché Forza Italia ha questa tendenza ad appoggiare il governo, manca la forza. Per quest’area liberale, per la quale tutti quanti abbiamo sempre auspicato che ci potesse essere uno spazio, oggi c’è una persona nuova. Io penso che i leader politici sono persone che hanno saputo trasmettere ai cittadini le loro tesi. E penso che Calenda rappresenti proprio questo: pragmatico, serio, competente, non cerca il titolo dei giornali, ma spiega con delle basi tecniche, ma anche scientifiche, le posizioni che assume ed è apprezzato per questo.

Ci sono fibrillazioni interne a FI?

No ma questa è una situazione che si trascina da tempo, sono considerazioni che fanno un po’ tutti in Forza Italia. È chiaro che bisogna cercare di dare un elettroshock all’area liberale. Io penso che ciò sia possibile non mantenendo ingessati gli schemi ma cercando di sparigliare.

Crede che ora, passando ad un partito ancora piccolo, le battaglie garantiste possano indebolirsi?

Credo che comunque Forza Italia abbia persone che si occupano di Giustizia e che hanno un’identità forte. Ho sempre pensato che le battaglie si possono sempre perdere, ma l’importante è che siano ambiziose e abbiano delle basi solide. In ogni caso tu crei una forte identità. In alcune circostanze anche una battaglia persa può trasmettere tantissimo. In Commissione Giustizia ci sarò sempre e le mie battaglie continuerò a condurle, anche perché lo faccio come persona fisica. Continuerò a farlo in una chiave di coinvolgimento delle aree liberali. Perché ci deve essere uno steccato tra i liberali anziché lavorare per fare in modo che i liberali trovino una figura unificante?

Azione non è un partito di centrodestra, qualora appoggiasse un governo un governo di centrosinistra ci starebbe?

Non mi pare che Azione sia orientata in questo senso. Quando parliamo di area liberale, popolare, riformista parliamo di un’area che avrà sicuramente una sua autosufficienza.