La Corte suprema del Messico ha votato contro una storica ordinanza per la depenalizzazione dell’aborto già varata dallo Stato di Veracruz, segnando una battuta d’arresto alla lunga lotta delle attiviste su una questione che divide profondamente il Paese.

Nei mesi scorsi, un’ingiunzione della corte dello Stato orientale di Veracruz avrebbe di fatto depenalizzato l’interruzione volontaria di gravidanza nelle prime 12 settimane. Un giudice di Xalapa aveva ordinato al Congresso di rimuovere tre articoli del codice penale per rendere l’aborto legale per motivi di salute o in caso di stupro. Il governo statale aveva accolto l’ingiunzione, ma poi non ha mai provveduto alla riforma della legge.

Il caso è così arrivato in Corte suprema del Messico e molte femministe speravano in un esito positivo, sulla scia di anni di lotte pro- aborto e delle ultime proteste contro le violenze dello scorso marzo. Speranza disattesa: 4 dei 5 giudici, hanno votato contro, argomentando che difendere la decisione della corte di Veracruz, «significherebbe calpestare i poteri costituzionali della Corte suprema definendo la sua ingiunzione un «cavillo legale». Per molti attivisti, difensori dei diritti ed esponenti della società civile, questo “cavillo” rappresentava una «opportunità storica» per aprire la strada alla depenalizzazione.