«A sei anni andavo nei posti dove l'asino non arrivava, alle 4 del mattino prendevo sulla testa una balla di fieno e la portavo fino al punto dove stava l'asino». Dev'essere stata un'infanzia terribile quella di Nicola Gratteri: in un video che spopola sul web il procuratore racconta le ruvide esperienze della sua gioventù, confrontandole con quelle decisamente più agiate dei ragazzi di oggi.  Giungendo a una conclusione sorprendente: si stava meglio quando si stava peggio. La colpa? Di internet e del lassismo dei genitori contemporanei, poco avvezzi al verismo dei vecchi metodi educativi «I nostri figli non sono più nostri, sono figli di internet, li abbiamo persi. Una mamma 50 anni fa si prendeva cura di loro e sapeva tutto, oggi non si può perché il bambino è "sensibile" e deve andare dallo psicologo. Quando avevo dieci anni con un cazzotto mi facevano girare tre volte, ora non fai in tempo a sgridarlo che chiamano il Telefono azzurro, abbiamo perso il senso della realtà», conclude Gratteri. Lavoro minorile, donne in casa, maltrattamenti e «cazzotti» (non schiaffoni, proprio cazzotti): come buttare al secchio in pochi minuti tutta la pedagogia moderna. Una roba da "fighetti", o da "buonisti" direbbe qualcun altro. Il paradiso perduto del dottor Gratteri sembra la sceneggiatura di di Padre Padrone dei fratelli Taviani combinata con la trama di Rosso Malpelo di Giovanni Verga. Solo che lui quel mondo brutale non lo biasima affatto, al contrario sembra rimpiangerlo con tutto cuore.