Lo stato di emergenza prorogato fino al 31 dicembre rivela due elementi. Uno, diciamo così, socio-sanitario; laltro politico-istituzionale. Il primo è che il Covid è lungi dallessere debellato e che, per usare una espressione di Giorgio Gaber, far finta di essere sani non è la soluzione. Piuttosto accentua il problema. Laltro è che, a torto o a ragione a seconda dei punti di vista, Giuseppe Conte si autoblinda a palazzo Chigi e, novello Eolo, richiama allindietro i venti di crisi che soffiano nel Palazzo e che nelle ultime ore erano diventati fin troppo impetuosi. Con una emergenza sanitaria in corso, chi potrebbe azzardarsi a buttare giù un esecutivo in carica che ha lo scopo di salvaguardare la salute di milioni di italiani? Bisognerebbe spiegarne le ragioni ai cittadini, e non sarebbe facile. Pur ammettendo che vi fosse una maggioranza numerica alternativa, chi si assumerebbe la responsabilità di cambiare macchinista ad un treno in corsa col rischio - fossanche minimo - di deragliamento? Oltre agli italiani, bisognerebbe spiegarlo anche sul Colle, e allora da difficile il tentativo minaccerebbe di tramutarsi in improbo. Tuttavia ogni medaglia ha il suo rovescio, e quello della blindatura (o come la si voglia chiamare) riguarda le responsabilità che si assumono. E evidente che ancor più di quanto avvenuto, da adesso Giuseppe Conte diventa il Conducator unico, il detentore di tutte le aspettative, laccentratore di tutti i poteri ma anche il parafulmine su cui si scaricheranno tutte le tensioni che affollano un equilibrio politico già ultra precario, denso di polemiche, gonfio di veleni. Il fatto che Pd e Iv abbiano chiesto che il presidente del Consiglio vada in Parlamento a spiegare una decisione così impegnativa, concerne laspetto istituzionale. Governare con i Dpcm, pur in situazioni eccezionali, è scelta gravida di problematiche per gli equilibri democratici. Lesperienza della Fase 1 ha mostrato che è una strada che non può essere percorsa in solitaria. Il mantello dei poteri esclusivi è suadente ma è indossabile nei regimi parlamentari. Poi cè un altro aspetto, perfino più importante. La titolare degli Interni, Luciana Lamorgese, ha detto che cè il rischio di tensioni dovute allo choc economico. E un allarme inquietante. Il governo e chi lo guida avrà la responsabilità di spegnere la miccia della possibile bomba sociale. La strategia del rinvio va in direzione esattamente opposta.