È Stata una bella cena in famiglia, ci si è parlati, tante cose da decidere, poi si sa a giugno già ci si mettere nella prospettiva di cosa si farà a settembre. La scuola, magari una nuova modalità di organizzare le giornate, certo, anche un minimo di sport, e poi forse sarebbe bene cominciare a valutare quell’investimento immobiliare a cui si è pensato da tanto.

Eppure resta un interrogativo aperto: sarebbe preferibile una scuola con una buona offerta di percorsi formativi integrativi, magari anche uno stage gemellato con l’estero, ma chissà se a scuola ci si andrà con le modalità solite, forse parte in video lezione, e per certo non si puo’ programmare alcun viaggio di istruzione per l’autunno. Tutto sommato meglio aspettare per saperne di più.

Intanto, magari, si potrebbe cominciare a mettere in cantiere la ricerca di una buona dotazione tecnologica per la casa, i prezzi di mercato sono buoni, se poi vi saranno facilitazioni di carattere fiscale... anche se al momento non è certo, nel senso che al momento le regole degli eco bonus che permetterebbero di risparmiare quel quid che puo’ essere investito su altro non sappiamo se saranno davvero interpretate come detto. Meglio aspettare, magari alla dotazione tecnologica ci si penserà nella nuova casa.

Anche se, a vero dire, non è che sia certo che si possa comprare la casa, perché il mercato immobiliare è molto incerto e non si sa bene se mai ci saranno rischi di carattere sanitario e non si puo’ proprio immaginare di fare un trascloco nel mezzo di una seconda ondata pandemica.

Forse, è ragionevole attendere per la casa e vedere come vanno le cose, tanto al momento c’è cosi tanto da riflettere sulla questione della riqualificazione aziendale che la attenzione sarà catturata da questo. Anche se, tutto sommato, non si possono prendere molte decisioni: di fatto, non si sa bene se le attività produttive saranno facilitate da una riduzione della pressione fiscale, e comunque se sarà possibile contare su un mercato export che sia fluido.

E in ultima battuta se ci dovessimo ammalare, noi in famiglia che gestiamo questa piccola azienda da decenni, le persone dipendenti sarebbero talmente sprovviste di una qualche tutela che sarebbe irresponsabile impegnarle per il futuro. Non resta che occuparsi dell’essenziale in attesa che si chiarisca meglio il quadro. D’altronde, intanto occorre presidiare la salute, e quindi capire come proteggersi. Anche se non è ancora certo dove e come verranno somminstrati i vaccini influenzali che cosi tanto appaiono, ma non è certo, essere connessi con una protezione collettiva.

Siamo stanchi. La cena in famiglia è anche stata molto piacevole, ma andiamo a dormire con l’angoscia del futuro. No, non quello lontano, quello prossimo.

Quello di domani mattina.

Riconoscete questa immagine? È lo scenario del paese; lo scenario delle persone, quelle persone che silenziosamente, ma in modo rispettoso del senso del prossimo hanno seguito regole che sovvertivano la loro vita, che hanno richiamato il senso della responsabilità collettiva, che hanno rinunciato e chiesto ai propri figli minorenni di rinunciare a formazione ed apprendimento nelle modalità solite e che oggi non sanno non dico se vi sarà la crescita del paese, ma la semplice crescita delle persone stesse, per le quali si impegnerebbero volentieri, a sapere come fare fronte al futuro. E a governare l’incertezza.

Come parlare di capitale umano se la parola “capitale”, lo dice “caput”, qualcosa che viene prima di tutto il resto, è immersa in un orizzonte cosmico incerto, non solo per le variabili la cui conoscenza dipende dalla ricerca e della scoperta, ma anche – ed è questa l’incertezza difficile da sostenere – per le variabili che dipendono dal quadro delle decisioni. Tutto appare incerto e nell’incertezza tutto è messo sullo stesso piano del forse. Ci sono alcune cose che nel mondo del forse non possiamo mettere. Non ci possiamo mettere il fatto di prendere decisioni governative che fissino le priorità, il fatto di prevenire il rischio sanitario ( ma anche ambientale) e di darci delle strumentazioni per farlo, non perché esigiamo la certezza oggettiva, ma perché pensiamo sia dovuto dotarci di strumenti di governo della e nella incertezza che stiamo fermi nel tempo.

Ci sono alcune cose che nel mondo del forse fanno venire la vertigine della incertezza cosmica. È vero che siamo dinnanzi ad un inedito. Ma è anche vero che quando non si sa cosa il futuro riserva, ci si prende la responsabilità di prepararsi. Se poi si governa in tempi di incertezzza, non sapendo tante cose, è meglio essere parchi di comunicazioni, e ricchi di fermezze. Mettiamoci nei panni dei professionisti delle famiglie delle persone dei cittadini che nel perimetro disegnato da leggi e politiche devono organizzare programmare la loro vita economica sociale privata pubblica.

Ecco. In quei panni si cercano i riferimenti di stelle polari che sanno governare. Non facciamole loro mancare.