Il "se" è d'obbligo, ma ascoltando il deputato di Italia Viva Roberto Giachetti le premesse puntano tutte in una direzione: contro il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Poi ritorna quel "se", che si concretizza in un rilancio: «Tocca al premier Conte darci una buona ragione per non votare la mozione di sfiducia. Ci dimostri che è in grado di trovare la sintesi politica che faccia sentire Italia Viva dentro questa maggioranza». Inoltre, non è scritto da nessuna parte che la sfiducia a un ministro determini la caduta del governo e Giachetti, da parlamentare di lungo corso, ha buona memoria storica: «Ricordo più di un ministro che ha tratto le dovute conseguenze e fatto un passo indietro...». Partiamo dall'inizio: tutto nasce con la polemica sul Dap. Non è vero, nasce prima. Il problema delle carceri esplode con il coronavirus, ma è iniziato già con la conclusione del mandato a capo del Dap di Santi Consolo e l'arrivo di Francesco Basentini. È chiaro che il Dap non fa miracoli, ma chiunque abbia dimestichezza con il tema sa che il tratto umano e la conoscenza dei segmenti più nascosti del mondo carcerario sono fondamentali. Io me ne occupo da anni e dico che il carcere bisogna conoscerlo per saperlo gestire, non basta avere la bandierina della lotta alla mafia. E dopo lo scoppio delle rivolte Italia Viva ha chiesto le dimissioni di Basentini, scelto da Bonafede. Le mie perplessità venivano da prima, ma è chiaro che la gestione del coronavirus nelle carceri da parte del Dap è stata di disorganizzazione totale. Sono stati commessi errori comunicativi nei confronti dei detenuti ed errori gestionali: questo ha determinato l'esplosione di una polveriera che aveva già la miccia pronta. Non mi fraintenda: io condanno le rivolte in carcere, che hanno fatto male alla stragrande maggioranza dei detenuti, ma proviamo a capire cosa possa significare vivere l'ansia del coronavirus chiusi in una cella. I cinquanta giorni di isolamento hanno messo alla prova la tenuta psicologica di noi persone libere, chiediamoci cosa può significare in un carcere. Noi lo avevamo detto a Bonafede e anche a Basentini, non ci hanno ascoltati. La responsabilità è di entrambi? Guardi, io sono ancora in attesa di sapere da Bonafede come sono morti esattamente i 14 detenuti deceduti durante le rivolte. Detto questo, per quanto riguarda le rivolte, le responsabilità del ministro e del Dap vanno distinte e non a caso noi abbiamo chiesto subito le dimissioni di Basentini. Altra storia, invece, è la gestione delle norme sui domiciliari... Quella, invece, è responsabilità di Bonafede? Ma certo, e responsabilità sua è anche la norma ipocrita del primo decreto, che prevedeva i domiciliari solo con i braccialetti elettronici. Bonafede sapeva bene che i braccialetti si contano sulle dita di una mano e che quella legge non sarebbe servita a niente. Anche nella querelle con Nino Di Matteo la colpa è di Bonafede? Mi faccia ricostruire la vicenda, per come l'ho letta io. C'è un magistrato antimafia come Di Matteo, che si addormenta per due anni e poi improvvisamente si sveglia, lasciando intendere che il ministro è stato condizionato dagli umori della criminalità nelle carceri per scegliere il Capo del Dap. Inoltre, tutto questo non lo dice in una sede istituzionale, al Csm di cui è membro o ai suoi colleghi in Procura, ma in diretta tv da Giletti. Credo sia Di Matteo a dover rendere spiegazioni di un comportamento fuori da ogni regola e mi piacerebbe che magari glielo chiedesse il Csm, che però non ha ancora trovato un minuto per farlo e questo dà la dimensione di come funzioni Palazzo dei Marescialli. Quindi per una volta anche lei difende Bonafede. Lui ha completato il cortocircuito perché, davanti a questa follia, non ha chiesto di essere ascoltato il giorno dopo in Parlamento per rispondere alle accuse, ma ha alzato il telefono per giustificarsi in televisione. Detto questo, personalmente ritengo che le ragioni per le quali il ministro della Giustizia si debba dimettere sono molte, a partire dalla torsione giustizialista di cui si è fatto portatore, ma la polemica con Di Matteo non c'entra. Veniamo allora alla mozione di sfiducia. Lei ha parlato di torsione giustizialista e proprio voi di Italia Viva, a colloquio col premier Conte, avete rimesso sul tavolo la prescrizione. Senza risultati? Io non facevo parte della delegazione e non so cosa abbia detto Conte. So per certo, però, che per Italia Viva il tema della prescrizione non è affatto archiviato e, prima dello scoppio del coronavirus, eravamo pronti a nuove iniziative. La prescrizione e in generale la gestione della giustizia per noi sono centrali e tutto ciò che non abbiamo condiviso delle scelte di Bonafede è scritto nero su bianco nella mozione di sfiducia presentata da Emma Bonino. Significa che la voterete? Significa che o otteniamo che il governo riapra i vari dossier sulla giustizia e li modifichi, oppure qualcuno deve spiegarci perché non votare la mozione Bovino, che contiene tutte le nostre critiche. Italia Viva non serve solo quando c'è da tenere in piedi l'Esecutivo. Il suo è più un sì che un no. Senta, io non so cosa succederà nelle prossime 48 ore. So solo che, se non cambia nulla rispetto ad ora, io personalmente non avrei dubbi a votare la sfiducia. Non creda però che lo farei con gusto: nessuno di noi gode nel fare da spettatori all'autodistruzione dei giustizialisti, che erano così uniti e compatti nel tagliare le gambe alla civiltà giuridica, che ora si distruggono tra loro. Quello che sta succedendo è un danno per tutta la giustizia. Esiste un modo per uscirne, senza la testa di Bonafede? La situazione è la seguente: Italia Viva, di tanto in tanto, pone questioni al governo e avanza anche soluzioni. Lo fa sul piano economico, come su quello della gestione della giustizia. Puntualmente, le risposte sono due: o il linciaggio, oppure veniamo ignorati. C'è però un particolare: senza Italia Viva, al Senato il governo non esiste. Quindi le ribalto la questione: non siamo noi a doverci porre il problema della caduta del governo, ma è il governo a doversi chiedere se ha intenzione di venire incontro alle richieste di un partito di maggioranza su un tema centrale come la giustizia, di cui la prescrizione è un capitolo importante. Tradotto, se Conte assicurasse di rivedere le posizioni del governo sulla prescrizione, potreste salvare Bonafede? Io personalmente la vedo così: se si ottiene una inversione di rotta nella politica giustizialista del governo, che ora è in continuità con l'esecutivo gialloverde, allora si può ragionare di non votare la sfiducia. Ma Italia Viva non è sotto scacco e rifiuta il ricatto del: "Se votate la sfiducia a Bonafede cade il governo". Anche perché non è così. Come non è così? L'Esecutivo potrebbe andare avanti, anche in caso di sfiducia a un ministro chiave? Io faccio il parlamentare da molto tempo e le posso dire che ricordo molti casi simili, in passato. C'è già stata la mozione di sfiducia contro un ministro, ma il governo non è caduto perché quello stesso ministro ha tratto le dovute conseguenze e si è dimesso in autonomia. Insomma, è tutto nelle mani di Bonafede? No, è tutto nelle mani di Conte. Si chieda lui per primo se vuole trovare la sintesi politica che consenta a Italia Viva di non votare la mozione contro Bonafede.