«Lei ha un fantastico taglio di capelli, che tutti le invidiamo», è stato il passaggio retoricamente più efficace nell’intervento della capogruppo al Senato di Forza Italia Anna Maria Bernini in risposta alle comunicazioni fatte il 30 aprile dal Presidente del Consiglio a proposito della pandemia. Quante considerazioni condensate in una frase, gettata lì come per caso! Quanto studio, che attenzione alla scelta di tempo nel pronunciarla! L’applauso alla battuta è stato incerto, ma questo dipendeva forse da una pausa non prolungata a sufficienza da chiamarlo, o da una disattenzione generale dei senatori, che davano per scontati i contenuti dell’intervento della Bernini.

Eppure il riferimento ai capelli tagliati di fresco del Presidente del Consiglio, con un insinuante sottotesto relativo al colore, sintetizzava tutti i contenuti critici avanzati dall’opposizione all’attività di governo nel contrasto al Covit 19. Diceva del distacco dai problemi del Paese dimostrato da quelli che tanto il modo di farsi tagliare i capelli lo trovano ugualmente, anche se le barberie sono chiuse, della deriva presa da questo governo, che comunica sè stesso, facendosi bello, piuttosto che amministrare l’Italia, come denunciato di recente da una vecchia volpe del sistema politico italiano come Sandro Pajno, della disattenzione nei confronti degli artigiani e di quanti “tengono bottega”, sommersi di promesse ma privi di liquidi, di uno strisciante culto della personalità fatto di interventi in televisione in dosi mai viste prima in Italia, neppure sognate da Berlusconi e inarrivabili persino per il Salvini dei tempi d’oro, quando bloccare le navi dei migranti era un gesto condannato con durezza e non solo mal sopportato dal Pd. E infine lo sfacciato disprezzo per le regole dimostrato da tutti quanti sono o si immaginano di essere figure pubbliche.

A cominciare da chi accusa. Il taglio accurato dei capelli, la tintura impeccabile e il trucco da apparizione televisiva della senatrice di Forza Italia al momento dell’intervento anti governativo non potevano sfuggire. Anche se risulta difficile criticare una signora che deve confrontarsi sulla schermo con rivali del calibro dell’Annunziata, la De Filippi, la Gruber, la Palombelli, la Merlino. Nessuna delle quali, dopo qualche giorno di iniziale disagio, si presenta davanti alla telecamera senza “trucco e parrucco” fatti alla perfezione, con palese invidia da parte di molte delle ospiti. Ma non sono solo loro, che le donne si sa, anche gli uomini televisivi non compaiono in video con la ricrescita, o il taglio incerto dei capelli operato da inesperte consorti a colpi di forbici tremanti o con la determinazione prussiana della macchinetta, che priva dell’onor del cranio, oltre di quello del mento. Unico personaggio che non ha niente da rimproverarsi è Alessandro Sallusti, che ha optato in tempi non sospetti per una soluzione radicale.

Dai capelli si riconosce la devozione di Sansone, chissà cosa dicono oggi tagli ben fatti e raffinate acconciature della distanza che esiste tra la politica, e lo spettacolo della politica in particolare, e il Paese di capelloni nel quale ci stiamo pur lentamente trasfor-mando. Può darsi la morale da trarre sia molto semplice e consista nella conferma ulteriore, se pure ce ne fosse bisogno, della disattenzione per i dati di realtà che caratterizza questa fase politica, nella quale si parla di rinunciare al denaro europeo perché la sigla Mes non è gradita, di allinearsi con la Cina, prevedendo la sua vittoria nella Terza guerra mondiale, di assecondare gli scienziati in tutto ciò che dicono e fanno dopo aver sostenuto la pericolosità dei vaccini, la stravagante idea di pubblicizzare buona parte dell’economia quando anche l’auspicato alleato cinese sta abbandonando questa prospettiva, senza dire di immigrati, giudici, disoccupati, processi e carcerati.

In questo contesto il passaggio alla clandestinità di barbieri e parrucchieri pare normale, un piccolo passo verso il proibizionismo allargato che una parte della politica invoca in maniera irresponsabile per un pugno di voti. Salvo farsi fare taglio, shampo, colore e messa in piega a domicilio. Con scorta dabbasso.