Sale a 201.505 il totale delle persone che hanno contratto il virus dall'inizio dell'emergenza, con un incremento, rispetto, di 2.091 casi rispetto a ieri - quando i nuovi positivi erano stati 1.739. Sono stati 57.272 i tamponi effettuati, ovvero il doppio del giorno precedente, con un rapporto di un malato ogni 27,4 tamponi, cioè il 3,7%, il dato più basso da inizio epidemia. Ed è anche alto il numero dei guariti: sono 2.317 le persone dimesse rispetto a ieri, quando il numero di casi "risolti" era stato 1.696. E questo porta a mantenere il numero degli attualmente positivi stabile, ovvero a quota 105.205, con una decrescita di 608 assistiti rispetto a ieri, quando ad avere sintomi erano 105.813 persone. L'aumento percentuale è, dunque, dell’1% e per il decimo giorno consecutivo la “percentage change” dei contagiati giornalieri rispetto al totale contagi del giorno precedente rimane sotto il 2% . Continua anche ad alleggerirsi il peso sulle strutture ospedaliere: sono 1.863 i pazienti in cura presso le terapie intensive, 93 in meno nelle ultime 24 ore, e 19.723 quelle ricoverate con sintomi, con un decremento di 630 pazienti. Il numero maggiore, ancora una volta, è quello delle persone in isolamento domiciliare, senza sintomi o con sintomi lievi: 83.619 persone, pari al 79% degli attualmente positivi. Cresce leggermente il numero dei decessi: sono 382 quelli di oggi - ieri erano stati 333 -, dato che porta il totale a 27.359. Il numero complessivo dei dimessi e guariti sale invece a 68.941.  

La situazione in Italia: la mappa in tempo reale

La situazione nel mondo

 

Nel dettaglio, i casi attualmente positivi sono 35.744 in Lombardia - con 920nuovi casi solo oggi -, 15.506 in Piemonte, 12.003 in Emilia Romagna, 8.601 in Veneto, 5.896 in Toscana, 3.571 in Liguria, 4.562 nel Lazio, 3.334 nelle Marche, 2.802 in Campania, 2.919 in Puglia, 1.565 nella Provincia autonoma di Trento, 2.143 in Sicilia, 1.239 in Friuli Venezia Giulia, 1.990 in Abruzzo, 910 nella Provincia autonoma di Bolzano, 275 in Umbria, 772 in Sardegna, 209 in Valle d’Aosta, 764 in Calabria, 205 in Basilicata e 195 in Molise.   [caption id="attachment_258450" align="aligncenter" width="495"] I dati al 28 aprile[/caption]

Trend in decremento

  Il trend è di progressivo decremento dei morti e dei casi di infezione. Ma comunque il virus continua a circolare nel nostro paese. I numeri - ha commentato Silvio Brusaferro dell'Istituto Superiore di Sanità nella conferenza stampa del 27 aprile alla Protezione civile - mostrano il «successo delle misure di contenimento adottate, ma bisogna riflettere man mano che ci avviamo a caute aperture: dovremo monitorizzare con grande attenzione il numero dei casi e gli indicatori, come ad esempio quello delle terapie intensive, per valutare l'efficacia delle misure, ma anche la capacità, nella fase di riapertura, di contenere la diffusione dell'infezione».

Il report del Comitato tecnico scientifico sulle riaperture

  Riaprire tutto oggi sarebbe impensabile: il sistema sanitario nazionale rischierebbe di saltare. È quanto emerge dai numeri riportati nel report del Comitato tecnico scientifico per valutare i contraccolpi dell’uscita dal lockdown e che ha convinto il premier Giuseppe Conte ad una riapertura graduale. Riaprendo tutto al 100% - manifattura, edile, commercio, ristorazione/alloggi, tempo libero, trasporti -, stando alle simulazioni effettuate dagli scienziati, le terapie intensive arriverebbero ad aver bisogno di 151.231 posti letto entro giugno, 430.866 a fine anno. Numeri insostenibili per i nostri ospedali, reduci dallo stress degli ultimi tre mesi e da una disponibilità di soli 9mila posti di terapia intensiva. Se si procedesse con meno cautela, l’R0 (R con zero) - che indica il tasso di diffusione dei contagi - arriverebbe a 2,25: ogni persona positiva ne contagerebbe più di due. E su questo inciderebbe, soprattutto, la riapertura delle scuole, ipotesi che vede il Cts fermamente contrario.

Leggi il report del Comitato tecnico scientifico

 

Tempestività nell'eseguire i tamponi

  Uno degli obiettivi - ha aggiunto Brusaferro - è «la crescente tempestività dei tamponi anche fuori dal contesto ospedaliero e anche per i pauci sintomatici. Ora facciamo oltre 60 mila tamponi al giorno, dobbiamo spingere per ridurre la distanza temporale tra sintomi e tampone. È in elaborazione un documento, che sarà reso pubblico nelle prossime ore con indicazioni per la fase 2. Dobbiamo spingere molto sull'organizzazione per ridurre la disomogeneità sul territorio».

Numeri in calo: verso la "normalità"

  «Oggi siamo ancora in fase epidemica - ha ricordato Brusaferro -. Dobbiamo immaginare una prospettiva in cui progressivamente adottiamo misure che ci consentono di recuperare livelli di "normalità" e che, però, richiedono il rispetto delle regole di distanziamento, avendo sempre presente l'andamento dei casi. Nella Fase 2, fondamentale resta la cautela. «Le persone anziane come abbiamo detto più volte sono quelle più a rischio», ha concluso Brusaferro.