Si fa un gran parlare di unità nazionale e di governi di solidarietà nazionale. Pompose formule, onuste di storia, vengono agitate al solo scopo di indicare la via per una detronizzazione dell’attuale presidente del Consiglio.

La Salomé che dovrebbe offrire la testa di “Giuseppi” su un piatto d’argento, dopo una danza che dura ormai da settimane, è appunto la formula dell’unità nazionale.

L’Unità nazionale, richiamata pure nei giorni scorsi dal Capo dello Stato, è però all’oggi e anche proprio nelle parole di Mattarella, non una geometria di governo, ma l’atteggiamento che le forze politiche, chi ha responsabilità istituzionali, e persino i cittadini tutti a cominciare dalla cosiddetta classe dirigente, dovrebbero assumere di fronte all’imprevista, gravissi emergenza sanitaria di dimensioni globali.

Si tratta di quel che in altri Paesi, dal Portogallo alla Francia, dalla Spagna alla Germania, è accaduto e accade: l’assalto ai governi tramite esibizioni da social e talk show è stato rinfoderato persino dalle Le Pen o dai nuovi simil- nazi in doppiopetto della tedesca AFD. In Italia invece impazza il tiro al piccione, e persino le forze più responsabili - come Forza Italia nelle affermazioni del suo leader però ormai sempre meno ascoltato - a Bruxelles votano contro i provvedimenti per far fronte con urgenza alla grave crisi economica che sarà il portato più spaventoso del Coronavirus.

Più spaventoso anche dello spaventoso numero di morti, perché pur se la Ue non si azzarda a far previsioni la potenza di fuoco messa in campo, 1.200 miliardi “e oltre” della Bce, 1.500 della stessa commissione, e i trilioni di dollari annunciati dalla Fed americana, fanno presagire qualcosa che sopravanzerà la Grande Depressione seguita al ‘ 29, e per l’Italia molto più, almeno due volte tanto, quel 9,1% di caduta del Pil ottimisticamente stimato dall’Fmi. Numeri tali da indurre anche il più scellerato dei politici ad evitare di evocare crisi di governo, cosa che ha poi per l’Italia immediato riflesso sugli spread ( che in un mese e mezzo di lockdown sono infatti semplicemente raddoppiati).

Invece si invocano governi di “solidarietà nazionale”, governi di ottimati e passi indietro della politica, come ha fatto tra gli altri anche Carlo Calenda ( aggiungendo pure aperture “alle forze extraparlamentari”, e dev’essere una reminiscenza adolescenziale dato che proprio non si comprende a chi possa riferirsi oggi quella terminologia anni ‘ 60 e ‘ 70).

Ma appunto, unità nazionale e solidarietà nazionale sono e restano cose diverse. Che invece confusamente ricorrono come fossero addirittura sinonimi. La solidarietà nazionale, o anche il governo di larghe intese, nel suo riproporsi nella storia politica italiana ha di volta in volta risposto ad esigenze diverse.

È storia lunga, ma con un minimo comun denominatore: per attuarla, ci fosse da fronteggiare il terrorismo o la crisi asimmetrica dei debiti sovrani, occorreva una solida intesa tra partiti. Oggi, quale maggioranza potrebbe sorreggere l’esperimento che si propone? Oggi non ci sono più i partiti. Quel che sostenne l’intesa tra Dc e Pci di fronte al rapimento di Aldo Moro, come il senso di responsabilità di centrosinistra e centrodestra nell’avallo al governo tecnico di Mario Monti di fronte agli spread a quota 600, non c’è più. La frantumazione dei partiti è ormai in monadi, con partitini formati per separazione dell’atomo, e magari un minuto dopo esser entrati a far parte del governo o essersi farsi eleggere all’europarlamento, e la prossima microscissione dell’attuale partito di maggioranza relativa - i 5Stelle, non- partito per definizione e antonomasia- è solo l’ultimo esempio. Viviamo in tempi di one- man- party, e anche i rari partiti con un po’ di storia - come la Lega- sono formazioni con un uomo solo al comando. L’unica, e però esile, eccezione è il solo Pd. Quale maggioranza, e con quale solidità, potrebbe sorreggere oggi, a Parlamento invariato, un diverso governo? Sarebbe un “tana liberi tutti”. Sarebbe, per dirla meglio e secondo il pensiero di Mattarella, “una crisi al buio”.

Per questo, e proprio durando la terribile emergenza del Coronavirus, un minimo di buon senso dovrebbe indurre alla prudenza. All’unità nazionale. Quella vera.