Il principio di autorità scientifica è un dogma assoluto? Certamente no.

Può essere un criterio ragionevole per arginare le involate digitali dei tanti laureati all’università della vita, cospirazionisti, improvvisati virologi, ingegneri, metereologi, apocalittici e via dicendo.

Ma la scienza per non scivolare nella metafisica e nella religione, tanto per richiamare il citatissimo criterio di Popper, deve essere “falsificabile”, le sue congetture devono cioè poter essere confutate dall’esperienza ed è sufficiente un esperimento negativo per far crollare un’intera teoria. Questo vale per i suoi enunciati, figuriamoci per i suoi esponenti in carne e ossa.

Anche i più titolati, prestigiosi e geniali scienziati possono naufragare nell’ignoto, a volte perdersi nella follia. Le biografie di diversi premi Nobel stanno lì a ricordarci quanto sia labile il filo della ragione, appeso com’è alla vanità, all’ideologia, alla fragilità umana e persino all’interesse personale.

Stanno facendo discutere in questi giorni le parole di Luc Montagnier, Nobel della medicina 2008 per aver contribuito a scoprire e isolare il virus dell’Hiv ( responsabile dell’Aids). Secondo Montagnier il virus covid19 sarebbe stato creato in laboratorio, una suggestione che circola da mesi smentita in modo dall’insieme dei microbiologi e virologi del pianeta.

Se sono ormai diversi anni che Montagnier si addentra nei meandri delle pseudoscienze e degli pseudorimedi, dall’omeopatia alla papaya fermentata per curare il parkinson, non è certo il primo grande scienziato che cade in questa deriva.

Karry Mullis, Nobel per la chimica del 1993, ha inventato la PCR, una tecnica fondamentale nel campo della ricerca biomedica che permette di automatizzare la replicazione in provetta del DNA. Ma nel tempo ha maturato idee alquanto eterodosse, si è convinto che l’Hiv non provochi l’Aids, si definisce «complottista», è un appassionato di astrologia e crede fermamente negli alieni, dal lui descritti nella psichedelica autobiografia Ballando nudi nel campo della mente come simili a «procioni luminosi». Mullis sosteneva persino di poter “vedere” a occhio nudo le molecole dei polimeri grazie all’assunzione di generose dosi di LSD.

James Dewey Watson, Nobel per la medicina del 1962 grazie alla scoperta della struttura degli acidi nucleici del DNA, a partire dagli anni 2000 si è invece lasciato inghiottire dall’ideologia razziale, arrivando a sostenere che «i neri sono meno intelligenti dei bianchi», «che l’uguaglianza intellettuale è un’illusione» e «che il sole attiva il DNA degli ispanici trasmettendogli l’impulso sessuale».

La stessa botola in cui è caduta un’altra grande mente: William Shockley, Nobel per la Fisica nel 1956 e padre del transistor, il dispositivo a semiconduttore che è alla base della moderna elettronica.

Anche Shockley, come e più di Watson, si è formato l’idea che gli esseri umani non sono uguali, auspicando un ricorso all’eugenetica che permetta di sterilizzare tutti i bambini con quoziente intellettuale inferiore a 100.

Questo perché un elevato tasso di riproduzione tra gli individui meno intelligenti porterebbe a un «effetto disgenico», abbattendo il intellettivo medio di homo sapiens.

Linus Pauling, Nobel per la chimica nel 1954 per via dei suoi studi di genetica molecolare e Nobel per la pace nel 1962 in virtù del suo attivismo pacifista, invece non è mai sprofondato nel fanatismo razzista, la sua deriva è tutta interna all’ambito scientifico.

Negli ultimi anni della sua vita era infatti ossessionato dalla vitamina c che a suo avviso in dosi massicce avrebbe potuto curare qualsiasi patologia, una sorta di medicina universale che ricorda la mitica panacea degli antichi greci.

Pauling ha anche attribuito un nome alla sua terapia: la medicina ortomolecolare, ma non ha pubblicato nessuno studio che dimostrasse le sue teorie e questa definizione appartiene alle cosiddette pseudoscienze.

Le idee di Pauling però influenzano ancora il senso comune e in questi mesi di pandemia e infodemia il web è ricolmo di improvvisati specialisti che invitano a consumare la vitamina c per eliminare il covid19 dall’organismo.

Uno che il Nobel non l’ha mai vinto ma che ci è andato vicino grazie alla profondità delle sue ricerche è l’astrofisico Fred Hoyle; fu lui a coniare il fortunato termine “Big Bang” in opposizione proprio a quella teoria, fu lui a formulare l’ipotesi della nucleosintesi stellare che descrive l’insieme delle reazioni nucleari che avvengono nel nucleo di una stella.

Convinto sostenitore della “panspermia” ( la vita sulla terra sarebbe giunta dallo spazio), pensava che le epidemie fossero causate dalle comete, che l’Archeopteryx (animale che per la biologia evoluzinista costituisce l’anello di congiunzione tra rettili e uccelli) non fosse mai esistito e c persino che il petrolio non avesse origine organica.