«Il Mes è uno strumento e come tale va preso: non va rifiutato perchè l’Italia ha un disperato bisogno di quei 37 miliardi e sarebbe stupido farlo per mere ragioni ideologiche». Chiude così la battaglia politica sul Mes, Ettore Rosato. Il deputato di Italia Viva, però, guarda avanti: «Questo governo avrà vita lunga solo se saprà fare scelte radicali, senza cedere alla tentazione di posticiparle».

La battaglia sul Mes ha diviso la maggioranza ed è diventato terreno di scontro politico...

Partiamo da un assunto: il Mes è uno strumento, come tale va preso. Ricordo, per altro, che il primo a richiamarne l’utilizzo è stato proprio il premier Conte in un’intervista al New York Times. Detto questo, ritengo che rifiutare l’opportunità di ottenere 37 miliardi a condizioni economiche e politiche vantaggiose sia errore grave, anche perchè a togliere le condizionali negative è stato un ottimo risultato del nostro ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Impuntarsi per un problema ideologico o di comunicazione è assurdo..

Come spiega l’intransigenza dei 5 Stelle, pronti a bloccare il Mes in Parlamento?

Se Gualtieri, oltre a togliere le condizionalità, fosse riuscito anche a cambiare il nome al Mes, il problema per i 5 Stelle sarebbe risolto. Il no Mes mi ricorda il no Vax: una presa di posizione a prescindere dal valore delle considerazioni in campo e da qualsiasi attinenza scientifica. Auspico che si torni a guardare agli interessi degli italiani, prima di tutto il resto.

I 5 S ripetono che l’unico strumento europeo accettabile siano gli eurobond.

Tecnicamente, anche il Mes è un eurobond, pur nell’accezione più debole. Certo è ovvio: se riusciremo ad ottenere strumenti migliori, ben vengano. Ma il mio timore è che non otterremo nulla con l’intransigenza. Per questo, Italia Viva non vuole rifiutare i 37 miliardi disponibili: perché ne abbiamo un gran bisogno, sono soldi che andrebbero agli italiani.

Conte è eccessivamente prudente nel barcamenarsi tra le tesi opposte di voi alleati?

In questo caso non c’è da usare prudenza, ma da fare le cose che servono. Oggi si tratta di dire se abbiamo o meno bisogno di risorse. Se sì, utilizziamole e, in mancanza di strumenti migliori, il Mes è comunque vantaggioso.

All’ombra di questa contesa politica, però, c’è un paese fermo. Come si farà ripartire l’economia?

Il decreto sulla liquidità ha acceso molte speranze nei professionisti e nelle imprese. Purtroppo, però, il carico di burocrazia che è stato inserito nel provvedimento e quello che sta esercitando il sistema bancario rendono difficilmente fruibile la liquidità per chi ne ha bisogno. Bisogna semplificare e allargare, il Parlamento lavorerà per questo obiettivo.

Basterà?

Italia Viva punta ad allargare lo strumento a una platea maggiore. Il tema è impopolare ma lo pongo, e riguarda coloro che hanno perso il “merito creditizio”: non possiamo pensare che tutte le centinaia di migliaia di imprese che prima avevano difficoltà nell’accesso al credito ma riuscivano a vivere siano escluse da qualsiasi supporto dello Stato. Tutto questo si trasformerebbe in disastroso numero di fallimenti, tutto a carico della collettività.

La magistratura mette in allerta sul malaffare che potrebbe inserirsi nelle maglie degli aiuti alle imprese.

La lotta al malaffare va continuata, con controlli post erogazione e molta attenzione. Altro è chi ha perso il “merito creditizio”, anche prima della crisi e che oggi non può accedere alla liquidità che lo Stato mette a disposizione.

Il Fondo monetario internazionale ha stimato la perdita di Pil in un - 9,1%, è attendibile?

Io credo che la previsione dell’Fmi sia non solo credibile ma anche non pessimistica. L’economia è completamente ferma e, anche a prescindere dalle stime, il danno è gigantesco. Ci sono milioni di italiani senza reddito e dobbiamo saperlo: è molto più facile chiudere che riaprire. Le chiusure le ha fatte il Governo, ma le saracinesche vanno rialzate dai lavoratori con grande fatica. Lo Stato deve mettere a disposizione gli strumenti per farlo.

Ne citi alcuni.

Liquidità e blocco del pagamento di tutte le tasse, che dovrà essere prorogato ancora rispetto alle previsioni. Poi investimenti pubblici, con cui far ripartire l’economia. Infine serve un’opera di semplificazione: abbiamo la grande occasione per cancellare norme di 10 pagine e riscriverle in 10 righe. Purtroppo abbiamo iniziato male, con norme di emergenza più complicate di quelle ordinarie, ma dobbiamo fare lo sforzo in cui impegnarci con rigore.

Sono obiettivi ambiziosi per cui servirebbe unitarietà di intenti nella maggioranza. Esiste?

Deve esistere. Non c’è scelta, questo governo vive e vivrà a lungo solo se è capace di fare scelte radicali, con ampia condivisione. Se invece si pensa che il problema si possa affrontare sempre la settimana dopo, rinviando e posticipando, allora anche la credibilità di questo governo viene messa a rischio.

Pd e 5 Stelle hanno indicato come prima mossa post crisi il recupero della potestà statale rispetto alle Regioni. Codivide?

Intanto mi sento di dire grazia a tutti i sindaci e governatori che in queste settimane hanno lavorato con incredibile impegno. Ci sono stati errori da parte di tutti ma non è questo il tempo nè il modo di discuterne. Ampia condivisione anche con gli stessi presidenti di Regione, però, si può trovare sulla necessità di una clausola di supremazia. Nessuno vuole mettere in discussione i livelli di autonomia ma esiste la necessità che, a certe condizioni, il livello decisionale venga portato a livello statale in ottica di uniformità.