«Ora anche la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, grazie alla provvidenziale iniziativa dei difensori di un detenuto richiedente la detenzione domiciliare senza la condizione impossibile e truffaldina del braccialetto elettronico che non c'è, ha formalmente rivolto al Governo Italiano nè più nè meno che i dieci nostri quesiti, ancora oggi rimasti senza risposta». Lo dichiara il presidente dell'Unione delle Camere penali Gian Domenico Caiazza secondo il quale, dunque, siamo prossimi alla fine di una farsa indegna di un Paese civile: «vediamo ora - aggiunge il leader dei penalisti - se anche la Cedu verrà iscritta, nella irresponsabile vulgata gratteriana e populista tanto in voga tra i media forcaioli del nostro Paese, tra i favoreggiatori della strategia ndranghetistica e mafiosa di fuoriuscita dalle carceri, dove intanto i contagi sono aumentati di un terzo negli ultimi due giorni». Per la prima volta - ha scritto ieri il nostro giornale il governo italiano dovrà rendere conto alla Cedu, la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo di come sta gestendo lemergenza Covid 19 nelle carceri italiane. Tutto è scaturito dalla richiesta di adozione di una misura provvisoria urgente presentata alla Corte europea dagli avvocati Roberto Ghini del Foro di Modena e Pina Di Credico, referente osservatorio Europa della Camera penale di Reggio Emilia. Entrambi sono difensori di fiducia di B. M., recluso presso la casa circondariale di Vicenza, per il quale è stata rigettata listanza di detenzione domiciliare da parte del magistrato di sorveglianza di Verona. Un rigetto che non ha preso in considerazione lemergenza coronavirus, nonostante listanza sia stata fatta a seguito dellintroduzione dellistituto della detenzione domiciliare di emergenza ex art. 123 del Decreto Legge n. 18/ 2020 Cura Italia. Il provvedimento di rigetto della richiesta di detenzione domiciliare del magistrato di Verona, nel contempo, è stato impugnato davanti al Tribunale di Sorveglianza di Venezia. Ma lemergenza epidemia è tuttora in corso e il sovraffollamento non può certamente permettere la gestione sanitaria allinterno delle carceri, istituto penitenziario di Verona compreso. La fissazione delludienza e lesito delleventuale decisione hanno tempi incerti che il detenuto non può quindi permettersi. Motivo per il quale gli avvocati Ghini e Di Credico, lunedì scorso, hanno presentato una richiesta urgente alla Cedu. Mercoledì scorso la Corte ha accolto la richiesta, ma sospendendo la decisione in attesa che il governo italiano relazioni su taluni aspetti relativi, tra laltro, anche alla gestione dellemergenza covid19 negli istituti di pena. Nel ricorso alla Cedu, venivano descritte le attuali condizioni del detenuto, recluso in una cella di 7- 8 mq unitamente ad altro detenuto per 20 ore al giorno e con la possibilità di usufruire di 4 ore allaria aperta in un cortile di 200 metri quadrati da condividere con altri 50 detenuti.