«Le pressioni di Confindustria e degli industriali sono cieche: più dura l'epidemia, più a lungo l'economia non si riprenderà. Deve essere la comunità scientifica a dirci quando sarà il momento di riaprire». Parole e musica di Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil, che irrompe a modo suo nel dibattoti slla fase 2, quella in cui si dovrebbe andare verso una graduale riapertura delle attività produttive. Riapertura che Confindustria ha deciso di calvalcare in modo sempre più deciso, soprattutto alla luce dei confortanti dati sul numero di contagi da Coronavirus.«Prolungare il lockdown - hanno infatti scritto gli industriali - significa continuare a non produrre, perdere clienti e relazioni internazionali, non fatturare con l'effetto che molte imprese finiranno per non essere in grado di pagare gli stipendi del prossimo mese». E poi: «Chiediamo quindi di definire -una roadmap per una riapertura ordinata e in piena sicurezza del cuore del sistema economico del Paese». Secondo le aziende «è ora necessario concretizzare la Fase 2».Una posizione sostenuta anche da un pezzo della politica italiana. A cominciare dal leader di Italia Viva, Matteo Renzi che da giorni chiede di pensare immediatamente alla famigerata fase 2: «Dobbiamo evitare di ammalarci ma anche di portare leconomia del paese al collasso e morire di fame». E così le parole della Fiom sono sembrate anche una replica allex premier, oltre che agli industriali del Nord :«Le regioni del Nord - ha detto Re David - sono proprio i territori in cui il disastro sanitario sta impattando di più anche perché non sono state fatte le chiusure delle imprese nell'immediato, e Bergamo ne è la dimostrazione. Se tutta la comunità scientifica ci dice che sono da evitare gli spostamenti, dobbiamo considerare che nelle regioni del Nord la mobilità è fortemente determinata dalle fabbriche. Pensare di rimettere in moto le fabbriche contemporaneamente e senza le necessarie misure per tutelare la salute e la sicurezza sul territorio oltre che nei luoghi di lavoro, significa mettere davanti il profitto. Bisogna programmare la ripartenza, ma senza fare forzature come di nuovo sta tentando di fare Confindustria. Occorre ridisegnare le fabbriche perchè questa situazione durerà a lungo e quindi prevedere i distanziamenti, le sanificazioni, le riduzioni dell'orario di lavoro per salvaguardare la salute e la sicurezza dei lavoratori, anche quelli degli appalti. In questo senso stiamo siglando protocolli e linee guida in molte aziende. Il Governo attraverso la comunità scientifica avrà il compito di definire i tempi e le modalità delle riaperture».Immediata la replica degli industriali: «Le considerazioni di Re David sono ingenerose. Confindustria non ha fatto pressioni, ha fatto presente che la situazione non è sostenibile per lungo tempo». Così, il presidente di Confindustria Piemonte Fabio Ravanelli, commenta le dichiarazioni della segreteria generale della Fiom, Francesca Re David. «Il nostro - ha aggiunto Ravanelli - è un atto di responsabilità. Se va avanti così, molte aziende chiuderanno e non sara' un danno solo per gli imprenditori, ma anche per i lavoratori».