Otto anziani morti in 24 ore per coronavirus, altre 70 persone, tra ospiti e personale sanitario, positive. È un dramma senza fine quello registrato nella casa di cura “Domus Area” di Chiaravalle Centrale, in provincia di Catanzaro, sulla quale ora la Procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri ha aperto un’indagine per capire se alla base della tragedia ci siano state negligenze e superficialità. Come riportato da “Il Fatto Quotidiano”, la magistratura sta effettuando verifiche su quanto avvenuto nelle ultime settimane, per capire se siano state rispettate le procedure prevista dalla legge a partire dal primo tampone positivo registrato nella struttura, risalente al 22 marzo scorso. Nella casa di cura si è sviluppato un vero e proprio focolaio, sul quale le prime notizie si erano diffuse a partire dal 25 marzo, quando il primo cittadino del Comune, Domenico Donato, ha disposto la chiusura della struttura, che di fatto, però, non ha mai chiuso, così che operatori ed anziani sono sempre rimasti a contatto. Da quel giorno, soltanto una settimana dopo, ovvero il primo aprile, il dirigente generale del dipartimento Sanità della Regione Calabria, Antonio Belcastro, ha disposto il trasferimento dei pazienti all’ospedale Mater Domini di Catanzaro.   [embed]https://www.facebook.com/domenico.donato.739/videos/2766179776752361/[/embed]   Nel frattempo i casi sono aumentati: domenica, su 16 anziani risultati negativi al primo tampone, undici si sono rivelati positivi e la stessa notte sono morte due delle persone trasferite in ospedale, portando il numero totale a otto. Il 28 marzo, la struttura ha scritto aveva chiesto supporto e assistenza alle autorità competenti, «mediante l’invio di personale sanitario per assistere tutti i degenti affetti da coronavirus», attraverso una lettera inviata dall’avvocato Antonello Talerico, presidente del CoA distrettuale degli avvocati, alla presidente della Regione Jole Santelli. Che non ha avallato la versione fornita pubblicamente dal titolare della casa di cura, Domenico De Santis. «Ho sentito il proprietario dire in televisione che voleva il trasferimento. Peccato che quando sono arrivate le ambulanze c’è stato un problema perché le avevano bloccate e non volevano fare i trasferimenti dei pazienti. Sono dovuti intervenire i carabinieri. Ciascuno si deve assumere le proprie responsabilità, ma sinceramente credo di aver fatto quanto fosse umanamente possibile». Il 30 marzo i titolari della casa di cura e l’incaricato dell’Asp avevano sollecitato la Regione Calabria, chiedendo di ospedalizzare tutti i pazienti presenti nella struttura. Il contagio sarebbe partito da un’operatrice socio sanitaria dipendente dell’Rsa, venuta a contatto con alcune persone arrivate in Calabria da Bologna. La donna ha continuato a lavorare dall’8 al 22 marzo, quando è risultata positiva al tampone. Da lì il contagio: nel giro di tre giorni, oltre la metà dei pazienti aveva contratto il virus. Il 27 marzo sono stati trasferiti in ospedale otto anziani, mentre gli altri 40, asintomatici o pauci sintomatici, sono stati trasferiti in un piano della struttura, lontani dalle persone risultate negative. Gli operatori sanitari positivi sono stati posti in quarantena, mentre quelli negativi hanno continuato a prestare assistenza, protetti da mascherine e dispositivi individuali di protezione. Da qui il diffondersi del contagio, che ha portato a 11 nuovi tamponi positivi tra i 16 risultati precedentemente positivi, seguiti dalla morte di due degli anziani precedentemente ricoverati in ospedale.   [embed]https://www.facebook.com/JoleSantelli2020/videos/218349399246751/[/embed]   «Secondo le linee guida noi avremmo dovuto blindare la Rsa e tenere tutti là fermi - ha comunicato ieri sera sul suo profilo Facebook la governatrice Santelli -. Avevamo però un problema: le condizioni della Rsa, fin dalla prima visita dei Nas che io personalmente ho chiamato subito, non ci consentivano di stare sicuri sulle condizioni igieniche e sanitarie della medesima Rsa. Abbiamo successivamente mandato, per varie volte, il personale sanitario, abbiamo garantito l'assistenza minima e i pasti. Purtroppo, ribadisco, non abbiamo potuto eseguire il protocollo del ministero della Salute che ci avrebbe obbligato a tenere lì fermi gli anziani positivi perché non ce lo consentono le condizioni della struttura. E dopo vari tentativi che l’Asp ha espletato in vari ospedali e in altre strutture, oggi la Regione ha rotto gli indugi e ha dovuto decidere per conto di altri. Quindi abbiamo disposto il trasferimento a Germaneto. Contemporaneamente abbiamo disposto la sospensione e l’avvio della revoca per l’autorizzazione alla Rsa e il divieto di nuovi soggiorni». Sulla questione ha chiesto chiarezza anche la Conferenza regionale democratiche Calabria.«Basta ai video su fb, si dia seguito con azioni alle parole. I pazienti (dopo 10 giorni di disperazione dove 8 di loro hanno perso la vita) vanno subito ospedalizzati tutti nessuno escluso. Le persone che hanno avuto contatti con la struttura a vario titolo vanno sottoposti al tampone. Non c’è scelta bisogna raggiungere tutti e capire se positivi. Poi ci sarà tempo per parlare, ci sarà il tempo in cui i calabresi comprenderanno l’errore fatto votando una classe dirigente inqualificabile. Ci sarà il tempo... ma ora di tempo non ce n’è più».