Via libera alle linee guida per gli uffici giudiziari e ai protocolli siglati dal Csm e il Cnf con la partecipazione della Direzione generale per i sistemi informativi automatizzati del Ministero della Giustizia, per gestire l’emergenza coronavirus fino al 30 giugno. Parole chiave: ridurre al minimo i contatti personali e ricorrere il più possibile al lavoro agile e a sistemi di videoconferenze e call conference, tenendo conto che per le udienze indifferibili alcuni adempimenti richiedono comunque la presenza di personale amministrativo.

«Abbiamo lavorato in sinergia con il Cnf, cercando un equilibrio tra due esigenze: da un lato la sospensione e il rinvio dell'attività processuale per azzerare il rischio contagio, dall'altro la neutralizzazione degli effetti negativi sulla tutela dei diritti», ha spiegato il vicepresidente del Csm, David Ermini. La presidente facente funzioni del Cnf, Maria Masi, ha aggiunto che «la delibera ha lo scopo di fornire dove possibile unicità di sistema e consentono la ripresa dell’attività giudiziaria e professionale a garanzia dei diritti che esigono tutela».

I protocolli indicano le modalità di rinvio fuori udienza e di svolgimento delle udienze civili e penali, delle relative camere di consiglio, mediante collegamenti da remoto e la trasmissione degli atti urgenti per via telematica. Inoltre, forniscono raccomandazioni sull'organizzazione dei servizi e sulla programmazione delle attività.

Nel merito del protocollo civile, si fornisce un quadro unitario delle modalità di svolgimento delle udienze da remoto, indicando le modalità di convocazione per la videoconferenza, la creazione della “stanzia virtuale”, le modalità di accesso per la parte non ancora costituita e il deposito nel fascicolo telematico. Per quanto riguarda le udienze civili con trattazione scritta, il protocollo prevede che, nell’ipotesi in cui il fascicolo non sia interamente telematico, il giudice possa chiedere ai difensori il deposito telematico degli atti cartacei. Il difensore, se ha interesse alla trattazione e dispone dei file, può depositarli come allegati alle note senza necessità di firma digitale.

Per quanto riguarda il penale, invece, i protocolli puntano a garantire uniformità sul territorio nazionale sulle modalità operative di realizzazione del processo a distanza e il rispetto delle garanzie della difesa tecnica. Il video collegamento deve assicurare la presenza da remoto del pm, giudice, cancelliere, avvocato e arrestato. Il difensore può comunicare da quale luogo vuole partecipare all’udienza e in ogni caso l’arrestato deve avere un canale riservato di interlocuzione con il suo legale. L’istruttoria per il rito direttissimo è rimessa alla valutazione dei singoli uffici, ma è previsto lo scambio dei documenti mediante chat nella stanza virtuale della videoconferenza o attraverso posta elettronica.

La consigliera Carla Secchieri ha lavorato a stretto contatto con la relatrice della delibera del Csm, la togata Alessandra Dal Moro e ha parlato di «un lavoro eccellente, fatto con molto trasporto, per trovare soluzioni utili non tanto ad avvocati e magistrati ma alla giustizia tutta».