Ormai è un'ecatombe: sono 793 le persone morte nelle ultime 24 ore e risultate positive al coronavirus. Molte più di ieri, quando si pensava di aver raggiunto il massimo del lutto possibile, in quella che appare un'infinita conta di morti e superstiti, nel tentativo, a volte vano, di dare ai numeri un segno positivo. «Voglio ricordare ancora una volta che noi conteggiamo tutti i deceduti - prova a tranquillizzare il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli -, non facciamo differenza tra morti con coronavirus e per coronavirus». Ma mentre è impossibile stabilire quando arriverà il picco di questa emergenza, i numeri fanno davvero paura: sono 4.825, in totale, le persone decedute, 546, tra ieri e oggi, solo in Lombardia. I dati per ora non sono ancora chiarissimi: l'Istituto superiore di Sanità sta ancora analizzando le migliaia di cartelle cliniche arrivate dagli ospedali. I primi dati, anche se parziali - allo stato attuale sono poche centinaia i casi vagliati dagli esperti - danno una certezza: a morire sono le persone più fragili, quelle con più patologie, sulle quali il coronavirus ha l'effetto di un colpo di grazia. «La polmonite scompensa in qualche modo una situazione già compromessa», ha chiarito Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto superiore di Sanità. «Il numero è impegnativo - ha chiarito - ma sono concentrati in una precisa fascia d'età. Ogni vita è preziosa, ma ciò ci dà il target di questo virus ed è per questo che ho spesso ripetuto: state a casa». E sulla possibile mutazione del virus, Brusaferro ha placato gli animi: «Dai dati di studio virologico degli isolati a oggi non abbiamo evidenze che ci siano mutazioni del virus, né da noi né negli altri paesi europei. Dico a oggi perché questa epidemia è nuova, stiamo studiando e imparando».  
  Ma anche il numero delle persone guarite è alto e supera quello delle persone che non ce l'hanno fatta: sono 943 le persone che hanno superato la malattia nell'ultimo giorno, portando il totale a 6072. Continua a rimanere alto anche il numero di nuovi contagi, 4821 in un giorno, per un totale di 42.681. Di questi, 22.116 sono in isolamento domiciliare senza sintomi o con sintomi lievi e 2857 si trovano in terapia intensiva, ovvero il 7% del totale dei positivi. Che ora potranno contare anche sull'aiuto di un team di 52 medici cubani, destinati all'ospedale da campo allestito a Cremona.   [embed]https://www.youtube.com/watch?v=Fuoruwyah5g[/embed]   Il report bisettimanale dell'Iss, ha chiarito Brusaferro, rende conte di una «alta circolazione dell'infezione, soprattutto in alcune zone d'Italia, ormai sotto pressione dal punto di vista dell'assistenza e della vita sociale. Abbiamo una diffusione anche in altre zone d'Italia - ha aggiunto - ma con numeri più contenuti. Vi ricordo che le misure restrittive hanno la finalità di impedire una diffusione così intensa come in altre zone».  

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  L'altro elemento che emerge dal report riguarda le caratteristiche della popolazione colpita, confermando lo scenario iniziale: l'età mediana è attorno ai 63 anni per i contagi, sfiorando gli 80 anni per i morti. Più colpita la popolazione maschile, mentre sono cinque i giorni che passano tra il contagio e la manifestazione dei sintomi. «Il bilancio di oggi segna numeri molto importanti ma quando andiamo a vedere le caratteristiche sono le stesse dei giorni scorsi», ha aggiunto Brusaferro. Anche se l'analisi dell'Iss è a campione, lo stesso «è molto rappresentativo». La mortalità riguarda sempre persone anziane e affette da più patologie. «È importante essere tassativi nel rispetto delle misure - ha sottolineato -. La nuova ordinanza del ministero della Salute, che ha ristretto ulteriormente alcuni ambiti di movimento, è un segnale forte per dire che non abbiamo preso sufficientemente sul serio il pericolo che sta circolando nelle nostre comunità. Ci sono ancora situazione in cui con la scusa di fare due passi si coglie l'occasione per fare assembramenti. Due passi sono sacrosanti, ma dobbiamo farli da soli. Le scappatoie danneggiano noi stessi ma soprattutto le persone più fragili della nostra società. Bisogna trovare dei meccanismi di rispetto di queste misure: è un appello importantissimo». Solo così la diffusione, ha affermato Brusaferro, può arrestarsi. Il rispetto delle misure, ha chiarito il numero uno dell'Iss, hanno dimostrato la capacità di ridurre il rischio contagio, a riprova della bontà delle limitazioni imposte dalle Istituizioni. Per quanto riguarda la situazione al Sud, «tutte le regioni si confrontano con l'infezione. Nella maggioranza delle regioni la curva dei contagi è sostenibile e gestibile dal Servizio sanitario nazionale. La scommessa per il Sud è che le curve possano essere modificate e limitare il numero di casi in una dimensione sostenibile dal nostro Sistema sanitario nazionale», ha spiegato Brusaferro. «Io credo che bisogna evitare gli assembramenti, quindi personalmente penso che se l’orario di apertura dei negozi è un po' più ampio si riduce la concentrazione ed eventuali code e disagi per la popolazione», ha detto Borrelli, commentando le immagini sulle folte file che si creano in tutta Italia davanti ai supermercati. «Sicuramente dobbiamo avere una uniformità di comportamenti - ha aggiunto - tutti devono sapere che per andare a fare la spesa ci sono degli orari. Sicuramente misure uniformi rendono a tutti più agevole la vita». «Sono state adottate le misure massime che si potevano adottare, dopo c’è la chiusura totale ma mi domando come sarebbe possibile sostenerla», ha aggiunto Borrelli, econdo cui alcune «esigenze vanno assicurate, non possiamo garantire la fornitura della spesa a domicilio per tutti, abbiamo previsto limitazioni alle attività lavorative non essenziali, ma ci sono una serie di filiere, come quella alimentare, dei servizi pubblici essenziali, che devono essere garantite».