Bene sulla proposta trattazione dei procedimenti civili via Skype. Bene, ottimo! Ma per far ciò bisogna risolvere alcuni “semplici” problemi.

Tutti i giudici devono essere, in udienza, muniti di terminale pc munito di webcam con programma ( Skype o altro) che permettano di trattare le udienze in videoconferenza; oggi in Tribunale, del terminale ( senza parlare di webcam e relativi programmi di utilizzazione) ne sono dotati ben pochi togati ed ancora meno ne sono dotati i GOT, ai quali nonostante vengano affidati ruoli di una certa consistenza sia quantitativamente sia qualitativamente per materia e per valore, il più delle volte sono residuati a fare udienza in aulette, nel senso di piccoli anditi, anguste e senza collegamento alla rete internet e senza alcun terminale; per i Giudici di Pace la percentuale rasenta lo zero.

A meno che, come è avvenuto per l’inizio del PCT e come avviene ancora oggi per alcuni Uffici del Giudice di Pace, più o meno considerati periferici, questi Uffici vengano ad essere esclusi dalla globalizzazione telematica.

Ma la possibilità della trattazione dei procedimenti civili via Skype non può e non deve escludere nessun ufficio sia esso Tribunale sia esso Giudice di Pace. Nel senso che tutti gli uffici debbono dotare i propri giudici di terminale per potere svolgere le udienze via Skype così come pure gli avvocati devono essere nelle condizioni di potere accedere alle udienze in videoconferenza.

Gli avvocati, ne sono certo, immediatamente si doteranno, ancora una volta a loro spese, degli strumenti utili e necessari, ma gli uffici giudiziari? Ricordo, senza timore di essere smentito da alcuno, che, qualche anno fa all’avvento del PCT, per permettere di “lavorare” ad alcune cancellerie di Tribunali / Corti e ad alcuni Uffici del Giudice di Pace, siano stati gli avvocati, sia attraverso i CdO, sia attraverso le associazioni locali, in realtà periferiche, ad acquistare scanner.

Oggi la realtà dei procedimenti civili, vede pochi giudici dotati di terminale e che trattano le udienze con strumenti telematici; alcuni ( pochi) redigono il processo verbale sul proprio terminale raccogliendo le deduzioni e richieste orali degli avvocati e delle parti, altri ( ancora meno) raccolgono le deduzioni e richieste redatte dagli avvocati con strumenti tipo “Note PCT” e ad esse aggiungono i propri provvedimenti, le proprie determinazioni, ma per il resto, e nella stragrande maggioranza dei casi, i verbali sono redatti con la biro ed in corsivo “a vista” in fogli ( raramente protocollo/ usobollo) bianchi di fortuna.

E vero che già in penale da tempo ci sono procedimenti che svolgono le loro udienze in videoconferenza ed ammettendo per ipotesi che domani, data l’emergenza Covid- 19, si parte con le udienze civili via Skype, a parte le questioni logistiche sinteticamente sopra enunciate, come la mettiamo con il codice di procedura civile, recluso, già oggi, in qualche polveroso cassetto di qualche avvocato canuto e bianco che crede ancora in esso.

Ma se per le notifiche via PEC, ancora oggi, a distanza di anni dalla loro introduzione, si discute sulle modalità e sulla validità, c’è qualcuno che mi sa rispondere quanto tempo ci vorrà e quanti provvedimenti legislativi, più o meno d’urgenza, e quante circolari esplicative e/ o relazioni illustrative e tecniche ci vorranno per far funzione le udienze civili via Skype. Quanti pronunciamenti ci vorranno e quante ordinanze/ sentenze della Suprema Corte ci vorranno per dare valenza alle udienze civili in videoconferenza se già in queste ore ci sono “indirizzi”, in alcuni punti diversi, non dico contrastanti, dei giudici di Milano e di Roma che indicano il dafarsi.

* Avvocato