FINO AL 3 APRILE UDIENZE RINVIATE E TERMINI SOSPESI. MA RESTANO I NODI INTERPRETATIVI

L’emergenza lascia i tribunali aperti solo per gli affari urgenti: non è certo però che il decreto atteso per oggi elimini tutte le incertezze segnalate dagli avvocati

ERRICO NOVI E GIOVANNI M. JACOBAZZI

L’emergenza e la giustizia: ci si potrebbe scrivere un libro. Sono due idee che non convivono. O convivono a fatica, perché i tribunali sono fra i presìdi dello Stato che è quasi impossibile chiudere del tutto. E fino alla tarda serata di ieri è sembrato irrisolto un nodo essenziale, che tiene in ansia gli operatori del diritto, gli avvocati ma anche i magistrati, e condiziona almeno un po’ anche l’efficacia delle misure anti epidemia. Nelle bozze circolate ieri c’è solo una certezza: la sospensione dei termini e il rinvio delle udienze, tranne le urgenti, slitta di netto dal 22 marzo al 3 aprile. OGGI IL SÌ A UN NUOVO MAXI DECRETO

ERRICO NOVI GIOVANNI M. JACOBAZZI

DALLA PRIMA PAGINA

Solo dal giorno successivo, si chiarisce in una relazione illustrativa allegata alla bozza, i capi degli uffici giudiziari potranno considerare soluzioni meno drastiche, come la chiusura degli uffici al pubblico e la ripresa modulata delle attività giurisdizionali in senso stretto. Ma appunto non è chiaro se nel rivedere il testo del decreto, per la parte relativa alla giustizia, possa essere sciolto un nodo collegato e delicatissimo: se debbano essere considerati sospesi, fino al 3 aprile, i termini di tutti i procedimenti «civili, penali, tribunali e militari», eccezion fatta per gli urgenti, o se la sospensione riguardi solo i procedimenti per i quasi sia prevista udienza nel periodo dello stop.

In alcune versioni del maxi- decreto, che interviene anche sull’estensione massiccia degli ammortizzatori sociali, non c’è traccia di una norma, di un qualsiasi passaggio che assicuri l’applicazione del regime sospensivo a qualsiasi attività giudiziaria. C’è appunto solo la nuova data del calendario: il «3 aprile» sostituisce le parole «22 marzo». Ma fonti di Palazzo Chigi assicurano che «il problema sarà superato» e che «la sospensione varrà per tutto, a parte i procedimenti civili urgenti, quelli in cui per esempio il differimento dell’udienza potrebbe compromettere il diritto che si chiede di tutelare, e a parte ovviamente le udienze del settore penale che riguardano persone detenute». Eppure rischia di essere necessaria, anche in termini di sicurezza pubblica, una norma che renda il tutto esplicito, come aveva segnalato due giorni fa il presidente del Cnf Andrea Mascherin. L’incognita rischia di essere paradossalmente favorita da un passaggio della relazione illustrativa che accompagna il ddl di conversione del decreto precedente, il numero 11 dell’ 8 marzo scorso: in quel documento si afferma in modo esplicito che la sospensione dei termini riguarda qualsiasi procedimento. Il periodo dall’ 8 al 22 marzo sarebbe quindi da intendersi come assimilato alla sospensione feriale agostana, quando gli orologi della giustizia smettono di girare. Ora, tra i tecnici che ancora stamattina affineranno il maxi provvedimento da deliberare poi in Consiglio dei ministri, e colmo di misure per ogni settore della vita pubblica, potrebbe prevalere l’idea per cui quella relazione illustrativa, pur priva di concreto valore normativo, equivalga comunque a un atto di interpretazione autentica impossibile da ignorare. I giudici che dovranno decidere se i termini per presentare un qualsiasi atto in qualsiasi procedimento, civile o penale, secondo tale ottica, ora dovrebbero per forza tenerne conto.

L’Ocf sostiene che «nonostante le udienze sospese, molti colleghi sono costretti a lavorare ugualmente, come del resto il personale degli uffici giudiziari, e che come sempre la decisione è affidata al giudice di turno». Appello alla chiarezza viene rivolto anche dall’Unione nazionale Camere civili, che pure, come l’Ocf, vede accolto l’appello dell’intera avvocatura per l’allungamento fino al 3 aprile del “periodo cuscinetto” ( sempre che il coronavirius non imponga di allungarlo ancora). Così come va rilevato, per tutti i professionisti, l’imminente differimento dei termini del 16 aprile, che riguardano anche il saldo Iva, voluto dal Mef. In campo penale viene disposto il ricorso alle notifiche digitali per avvisare le persone sottoposte a procedimento dei rinvii in arrivo. Andrà a rilento anche il lavoro degli ufficiali giudiziari che notificheranno solo «gli atti esecutivi urgenti». Tutto il personale della giustizia, a via Arenula e in periferia, sarà indirizzato verso lo smart working, con misure anche per limitare gli spostamenti dei pendolari. Viene previsto un «contributo» di 700 euro per i magistrati onorari, fino a un massimo di 3 mesi, resta sospesa l’attività della giustizia contabile, con effetto anche sulle «fasi istruttorie e preprocessuali». Fino al capitolo carceri, con 10 milioni stanziati dal maxi decreto in arrivo oggi per «ripristinare le strutture» danneggiate nel corso delle tragiche vicende dei giorni scorsi. Il ministro della Giustizia Bonafede chiude in anticipo la formazione per 1.100 nuovi agenti penitenziari, «risorse giovani che daranno una boccata d’ossigeno», e all’intero corpo in servizio negli istituti di pena diffonde 97mila mascherine.

Resta però un’ombra analoga a quella che riguarda i termini della giustizia civile e penale anche in campo amministrativo: fino a ieri sera le bozze del decreto non contenevano riferimenti a Consiglio di Stato e Tar. Possibile, in realtà, che oggi il premier Conte accolga le sollecitazioni convergenti venute dal presidente del Consiglio di Stato Filippo Patroni Griffi e dall’avvocatura, con l’Unaa che ieri ha inviato al presidente del Consiglio una lettera dettagliata, in cui suggerisce la stessa possibile formulazione tecnica delle misure. Non solo riguardo all’estensione esplicita del regime sospensivo agli atti endoprocessuali, ma anche in materia di definizione monocratica delle azioni cautelari. La stessa Associazione tra i magistrati del Consiglio di Stato chiede di adottare «misure organizzative urgenti» oltre a quelle già confermate ieri. Tutta la giustizia fatica a tenersi a galla, nonostante gli sforzi, in una fase così drammatica.

ALLUNGATO IL PERIODO DI SOSPENSIONE.

SECONDO PALAZZO CHIGI «SONO SUPERATE LE INCERTEZZE SUI TERMINI», MA DALLE BOZZE NON PARE COSÌ. FONDI A GIUDICI ONORARI E CARCERI, GLI AMMINISTRATIVISTI SCRIVONO A CONTE