Da più parti vengono segnalate delle restrizioni ingiustificate, mentre ancora non risultano compiute misure sanitarie specifiche come la sanificazione degli ambienti e notizie di tamponi a campione. Parliamo della recente nota trasmessa dal garante nazionale delle persone private della libertà Mauro Palma e da Stefano Anastasìa, il portavoce della conferenza dei garanti territoriali, sui provvedimenti assunti sulla prevenzione del nuovo coronavirus (COVID-19) nelle carceri per adulti e minori. Nella nota, i Garanti sottolineano che sono «preoccupanti talune decisioni che vanno oltre le indicazioni emanate centralmente e che tendono a configurare un concetto di prevenzione assoluta che, superando i criteri di adeguatezza e proporzionalità, finisce col configurare il mondo recluso come separato dal mondo esterno e portatore di un fattore intrinseco di morbilità». Si tratta in parte delle autonome indicazioni di un Provveditorato, in parte di disposizioni di alcuni Direttori di Istituti per adulti, anche di regioni per nulla coinvolte dalle Indicazioni del 26 febbraio e quindi non destinatari di queste o di alcuni Direttori di Istituti di regioni coinvolte che hanno assunto direttamente tali decisioni che spettavano invece ai relativi Provveditori. Ma non solo. A queste si aggiungono alcune decisioni di Tribunali sorveglianza non assunte caso per caso ma in via generale, nonché qualche dichiarazione di consenso di taluni Garanti. Nella nota si sottolinea che la sospensione o la stretta limitazione automatica di accesso a volontari che entrano in carcere in virtù dellarticolo 17 e 78 dellordinamento penitenziario per progetti trattamentali possono ragionevolmente sussistere solo nei casi in cui effettivamente prevedano la presenza di pubblico con inevitabili affollamenti e non nei casi in cui lattività coinvolga singoli o specifici limitati gruppi di lavoro. «Il risultato denuncia il Garante Nazionale e il portavoce dei garanti territoriali - è invece che da più parti vengono segnalate restrizioni ingiustificate che incidono anche sui diritti delle persone ristrette e che sembrano essere il frutto di un irragionevole allarmismo che retroagisce determinando un allarme sempre crescente che non trova fondamento né giustificazione sul piano dellefficacia delle misure». Non sembrano, infatti, a  essere stati assunti come primi urgenti provvedimenti proprio negli Istituti che maggiormente hanno rivolto lattenzione alla mera chiusura agli esterni, misure relative alla sanificazione degli ambienti, alla diffusione di norme igieniche, allautodichiarazione di non aver avuto contatti possibilmente a rischio da parte del personale che entra in Istituto, alla predisposizione di strumenti che possano rilevare la temperatura corporea di tutte le persone che, per qualsiasi ragione, entrano nellIstituto stesso. «In assenza di tali misure si legge sempre nella nota -, la fisionomia della prevenzione potrebbe essere vista come maggiormente rivolta a evitare il rischio di futura responsabilità che non effettivamente a evitare un contagio certamente molto problematico in ambienti collettivi e chiusi».