"Per quel che mi riguarda mio fratello è morto ieri". E' l'urlo di dolore di Rosaria Costa, la vedova dell'agente Vito Schifani, trucidato insieme a Falcone nella strage di Capaci. La notizia che suo fratello possa essere un uomo dei clan di Cosa nostra, l'ha "devastata", dice a Repubblica. L'uomo, arrestato ieri, è accusato di essere un "mafioso riservato". Secondo gli inquirenti che hanno chiesto il suo arresto, sarebbe il trait-d'union tra la cosca Arenella e gli ambienti della società civile. Accuse ancora tutte da dimostrare che sono bastate, però, a ferire profondamente la sorella. Rosaria Costa era divenuta uno dei simboli della lotta alla mafia dopo il suo struggente intervento al funerale del marito, di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e degli altri uomini della scorta. "Io vi perdono, ma voi vi dovete mettere in ginocchio", urlò tra le lacrime la donna. Era il 25 maggio del '92, Palermo e l'Italia intera erano sconvolte da quella strage. E le parole di Rosaria Costa risuonarono potenti nella chiesa di san Domenico stracolma e gonfia di dolore. Accanto a Rosaria c'era il prete che la sosteneva e un certo Paolo Borsellino. "Sono devastata", dice Rosaria, "ma la mafia non mi fermerà. Mi hanno voluto colpire al cuore per quelle parole che ho detto. La mafia non mi fermerà - ripete - continuerò il mio impegno". [embed]https://www.youtube.com/watch?v=ff0wgrgkCBM[/embed]