Ricapitoliamo. Due anni fa subito dopo le elezioni, Matteo Salvini, inopinatamente (?), mollò il centrodestra con il quale si era candidato per fare il governo con l’M5S. Quindici mesi dopo, inopinatamente (?), abbandonò la coalizione populista- sovranista per tornare, però all’opposizione, con Meloni e Berlusconi. Fu un passaggio traumatico, mai spiegato fino in fondo: soprattutto agli italiani.

A settembre, inopinatamente (?), Luigi Di Maio col supporto di Rousseau, intrecciò un’alleanza con il nemico di sempre: il Pd “di Bibbiano”. E Nicola Zingaretti, inopinatamente (?), smontò dal destriero delle elezioni anticipate per aderire all’invito. Nello stesso tempo, inopinatamente (?), Matteo Renzi capovolse i suoi orientamenti per indossare i panni del sensale del matrimonio tra il Nazareno e il MoVimento: testimone di nozze Beppe Grillo.

Cinque mesi dopo, inopinatamente (?), compitando un copione di scontro continuo tra compagni di viaggio esattamente come accadeva con l’altro Matteo all’epoca del Papeete e sulle orme dell’ex ministro dell’Interno lasciando i suoi ministri al loro posto: mica la facciamo noi la crisi - Renzi vuole infilzare Giuseppe Conte, inossidabile premier. Il quale, con un acrobatico olpà, inopinatamente (?), pare punti a sostituirlo - tra i malinconici sospiri del Quirinale - con l’immancabile drappello di Responsabili, inossidabili soccorritori di ogni legislatura, Scilipoti docet. Nel frattempo il Matteo 1 è stato mandato a processo e Di Maio si è inabissato alla Farnesina salvo riemergere oggi in piazza contro, per pudore, non la Casta bensì il più sessantottino “sistema”.

Ecco, ci siamo. Tralasciando tutto il resto, il punto è proprio questo, il sistema. La crisi di governo non è stata dichiarata e magari neanche lo sarà: siamo maestri in questi giochetti. Ma quella di sistema è squadernata in tutta la sua gravità e immanenza. Al momento, senza praticabili soluzioni. Pensare di governare (?) in questo modo, è improbo. Pensare di andare a elezioni, è escluso. Cupio dissolvi? Beh, il primo c’è; il secondo non ancora. Aspettiamo.