«Non si può negare che la indeterminatezza dei tempi in fase d’appello resti uno dei punti critici dello schema uscito dal lodo Conte. Eppure adesso bisogna guardare oltre, rendersi conto che si tratta di una mediazione, che per realizzarla abbiamo fatto ciascuno un passo avanti, o un passo indietro che dir si voglia, e ragionare per rendere davvero veloci i processi». Alfredo Bazoli è un avvocato, prima ancora che il capogruppo del Pd nella commissione Giustizia di Montecitorio. E tra i deputati dem impegnati sul dossier prescrizione è stato forse il più critico rispetto al no opposto da Bonafede alla prima richiesta del suo partito: sospendere l’entrata in vigore della nuova prescrizione per mettere mano a una riforma del processo, come proposto fin dall’inizio anche da

Consiglio nazionale forense e Unione Camere penali.

La ricerca quasi frenetica di un veicolo legislativo adeguato al lodo Conte bis conferma la sensatezza di quella vostra prima richiesta, onorevole Bazoli?

Inutile guardare indietro. Inutile. Bisogna fare i conti con il dato di realtà: il lodo Conte bis è la faticosa mediazione che è stato possibile raggiungere. Adesso bisogna lavorare sul ddl penale, anche in Parlamento. L’ipotesi di una guerriglia permanente rischia di produrre esiti paradossali.

La crisi di governo?

Se Italia Viva optasse per la guerriglia sulla prescrizione, sa quale sarebbe l’unica conseguenza certa? Che la norma Bonafede resterebbe così com’è oggi. Dopodiché, forse non è automatico che un voto parlamentare contro la riforma della prescrizione apra una crisi di governo. Ma neppure è da escludere. E anche con una crisi saremmo sempre allo stesso punto: dovremmo tenerci quella norma della prescrizione così com’è, anziché il lodo Conte che la modifica in modo significativo.

Il lodo non risolve l’indeterminatezza sulla durata dell’appello per chi è condannato.

L’ho detto anche in Aula: per me il lodo non è sufficiente. Servono ulteriori misure per mettere il processo penale al riparo anche dal rischio relativo alla durata dell’appello per chi è condannato in primo grado. Perciò dobbiamo concentrarci rapidamente sulla riforma del processo. Ed è per questo che rivolgo un appello anche agli avvocati italiani.

Schierati in modo chiaro per accantonare la riforma Bonafede almeno finché un confronto aperto sulla riforma penale non abbia dato frutti concreti e verificabili.

Io credo che con questo scenario politico l’interesse che abbiamo sia noi del Pd che gli avvocati italiani è che si trovino antidoti veri, in grado di scongiurare le conseguenze negative della nuova prescrizione. Oltretutto credo non vada sottovalutato un aspetto del lodo: la previsione di istituire, con un decreto, una commissione ministeriale di esperti che monitori le conseguenze della nuove norme relative alla prescrizione. Il guardasigilli Bonafede si è impegnato a rivedere l’intero schema, qualora emergessero gravi disfunzioni. E di quella commissione, faranno parte anche gli avvocati.

Il lodo Conte bis potrebbe essere agganciato alla legge Costa?

È un’ipotesi sul tavolo, valida nel caso in cui i problemi tecnici sul milleproroghe si rivelassero insuperabili. La legge che arriverà in aula alla Camera il prossimo 24 febbraio è un veicolo legislativo già maturo, riguarda la stessa materia, e a noi interessa che le modifiche alla norma Bonafede entrino in vigore il prima possibile.

Sul Dubbio, il professor Giorgio Spangher ha fatto notare che sospendere la prescrizione per chi è assolto in primo grado attribuirebbe un enorme potere al pm.

Posso dire che sulla sospensione per gli assolti anche noi del Pd nutriamo forti e argomentati dubbi. Non a caso abbiamo segnalato al ministro la necessità di un’ulteriore riflessione in proposito. Il fatto che dopo una sentenza di proscioglimento in primo grado possano pesare tanto i sospetti eventualmente conservati dal pm nei confronti dell’imputato è una cosa problematica.

Si può dire odiosa?

Si può dire assolutamente che è difficile confutare il professor Spangher. Il quale aveva avuto, tra l’altro, l’onestà di riconoscere che la distinzione fra assolti e condannati, poi recepita dal lodo Conte, avrebbe potuto costituire un terreno di mediazione ragionevole almeno dal punto di vista politico. A maggior ragine andrebbe tenuto presente il suo rilievo.

L’Anm contesta le sanzioni ai giudici “lenti”, che sono però il “perno acceleratorio” del ddl penale: come farete?

Sui meccanismi che devono impedire la durata irragionevole dei processi si deve ragionare ancora. L’ipotesi di trasferire sui magistrati la responsabilità della durata dei processi è per un verso non sufficiente e per l’altro non adeguata. Va integrata con altri meccanismi, da introdurre nella riforma penale. Il ddl in arrivo in Consiglio dei ministri è un’ipotesi di lavoro, evidentemente modificabile.

Andiamo verso una legislatura di guerriglia sulla giustizia?

Mi auguro che Italia Viva non voglia votarsi a una simile opzione. Come detto, potrebbe anche conseguirne, paradossalmente, l’impossibilità di ridurre l’impatto della norma Bonafede secondo quanto previsto dal lodo. Io credo che la prescrizione non debba diventare un feticcio ideologico. Concepirla come rimedio alla ragionevole durata dei processi è pur sempre una forzatura. Un processo che si prescrive è una sconfitta per lo Stato. Se invece lo si riuscirà a rendere veloce, la prescrizione non sarà più un problema.