«Vedo le somiglianze di una sinistra che prova a vincere con mezzi giudiziari quello che non può ottenere con mezzi democratici». Lo ha affermato il leader della Lega, Matteo Salvini, a proposito del caso Gregoretti in un'intervista rilasciata al "New York Times" il giorno dell'assoluzione del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per l'articolo 1 dell'impeachment, quello sull'abuso di potere. Il giornale statunitense evidenzia in un lungo articolo come il prossimo 12 febbraio il Senato si esprimerà sulla richiesta di autorizzazione a procedere contro Salvini che rischia il processo con l'accusa di sequestro di persona in relazione alla vicenda dei migranti a bordo della nave militare. «In un altro paese, ciò potrebbe comportare problemi per un politico», rimarca il Nyt, notando che a poche settimane dalla sconfitta in Emilia Romagna che ha «mandato all'aria il suo tentativo di tornare al potere», questo voto è per il segretario una «zattera di salvataggio politico» e «non è difficile capire perché. Il potenziale procedimento giudiziario ha involontariamente riproposto la migrazione come un problema, nonostante solo una manciata di migranti arrivi in Italia». «L'immigrazione sicuramente non è un tema che mi preoccupa», ha sottolineato Salvini durante l'intervista al giornale che lo definisce un «esperto di vittimismo politico». «Qui ogni mese inviano una richiesta di processo sull'immigrazione», ha aggiunto il leader della Lega puntando il dito contro quei magistrati orientati ideologicamente e spinti ad agire da chi è determinato a fermare la sua ascesa ai vertici della politica italiana. Nella denuncia della «persecuzione» dei giudici nei suoi confronti, rimarca il Nyt, «Salvini ha pochi pari» e ha «ripreso da dove Silvio Berlusconi aveva interrotto». Ricordando la debacle in Emilia Romagna, il Nyt sostiene che «l'uomo che poche settimane fa aveva tanta fretta di far cadere il governo ora sembra rassegnato al fatto di dover giocare una lunga partita». Nel parlare del suo possibile ritorno al governo, infatti, Salvini ha esclamato: «Non c'è fretta!». Nell'intervista, il leader della Lega ha infine affermato che «probabilmente è stata una visione riduttiva» accomunarlo ad altri leader nazionalisti come Orban e Marine Le Pen, basandosi esclusivamente sulla loro condivisa opposizione all'immigrazione.