L'ultimo tweet arriva a notte fonda, dopo ore di scontri e veri e propri insulti, ed è firmato da Lucia Annibali, la renziana che segue la complicatissima trattativa sulla prescrizione "No Andrea, non hai capito bene. Non è così. Domani provo a spiegartela se vuoi. Intanto nel dubbio vota il mio emendamento così torna in vigore la tua legge e non la Bonafede-Salvini», risponde infatti Annibali al tweet di Orlando. Il quale Andrea Orlando, poco prima, era andato giù duro:  "Se ho capito bene con l’interruzione della prescrizione al secondo grado di giudizio Bonafede ha rinunciato all’80% delle sue pretese. Con una buona riforma del processo penale le garanzie possono addirittura aumentare. Un successo per il Pd. IV dice di no. Forse per questo.  Insomma, secondo l'ex guardasigilli l'ennesimo no dei renziani al "lodo Conte bis", sarebbe dettato solo dalla volontà tutta politico-elettorale di danneggiare i dem. E poco prima, sempre via twitter, si era consumato un altro duello tra dem e renziani: «Ma se al decreto mancheranno i voti di #ItaliaViva significa che esce dalla maggioranza?», aveva malignamente  chiesto la dem Alessia Morani . Replica del renziano Luciano Nobili: «Significa che su questo non avete la maggioranza. Non è difficile Alessia. Noi difendiamo la legge di Gentiloni e Orlando, voi difendete la legge di Bonafede e Salvini. Tutto qui». Controreplica di Morani: «Quindi quel’non avete la maggioranza significa che voi non ne fate più parte». Silenzio di Nobili. RENZI: "QUESTA ROBA NON LA VOTIAMO, MA NON E' VERO CHE VOGLIAMO FAR CADERE IL GOVERNO" L'ultima stoccata arriva da Matteo Renzi nella prima mattinata di oggi: "Non capisco perché il Pd si fa dettare l'agenda da Bonafede, noi questa prescrizione non la votiamo e il governo non ha i numeri". E a chi gli chiede se Italia viva ha iniziato le manovre per far cadere il governo,l'ex segretrio dem replica: «Assolutamente no: no, no, no». Non solo: anche le in discrezioniche parlano di un «appoggio esterno» al governo sono, per Renzi, prive di fondamento: significherebbe «far dimettere i nostri ministri, che poi sono tre. Noi non vogliamo lasciare. Poi se il presidente del Consiglio vuole che lasciamo, ci mettiamo un quarto d’ora», afferma ancora. «Sulla giustizia però noi non ci stiamo. Se qualcun’altro per mantenere una poltrona è disponibile a diventare socio faccia pure, noi siamo un’altra roba. Io non ho problemi su questo, se lui trova i voti nel mondo della destra, che gli vota sta roba, io sono contento per loro. Il Parlamento è sovrano. Secondo me non hanno la maggioranza», ribadisce il senatore di Rignano: «Poi se ce l’hanno evviva. La mia impressione è che abbiano fatto male i conti e che rischiano di fare un pasticcio».