Se sarà blitzkrieg o guerra di logoramento, la costruzione delle candidature per le regionali, lo diranno i prossimi mesi. I due avversari, quelli che sulla carta sono alleati di governo: da una parte il Partito Democratico che sceglie la logica dei piccoli passi, dall’altra Italia Viva, che invece preferisce lo sprint. Il primo rimane l’unico partito ancora con un’organizzazione capillare sul territorio ed esce con nuove certezze dalle amministrative in Emilia ( e Calabria, dove torna ad essere il primo partito); il secondo si è appena dato una forza e scalpita per costruirsi consenso elettorale, oltre che parlamentare. E l’unica strada per farlo è capitalizzare il più possibile ai prossimi appuntamenti elettorali, nella fattispecie portando a dama i propri candidati, da sostituire in almeno due casi ai governatori uscenti targati Pd. Con una difficoltà in più: riuscire a portare tutto il centrosinistra sui nomi renziani e scardinare l’asse coi 5 Stelle.

Qui si gioca lo scontro forse più teso. Il governatore uscente è Michele Emiliano: magistrato, dem eretico e primo cucitore di ponti coi grillini ma con stile molto diverso da quello di Zingaretti. Il suo consenso in Regione è messo a dura prova dal caso Ilva e nessuno, al Nazareno, lo ama particolarmente. Troppo autonomo, troppo autoritario e sprezzante agli ordini di scuderia. Eppure, da sindaco di Bari prima e da presidente della Regione poi, ha saputo fermare il dilagare della destra al sud. E, soprattutto, ha vinto con una maggioranza nettissima le primarie che lo hanno incoronato, il 13 gennaio, come candidato alla conferma della Regione. Eppure, proprio contro di lui alla convention di Italia Viva di domenica si sono abbattuti gli strali di Teresa Bellanova. La ministra dell’Agricoltura, pugliese doc, ex mondina del Pd e oggi renziana di ferro, ha picchiato duro contro il governatore: «Noi diciamo no al trasformismo e alla demagogia, al peggiore notabilato meridionale e alla concezione proprietaria di Michele Emiliano», ha tuonato dal palco. «Candidare lui significa perdere e far vincere il peggiore populismo», ha concluso Bellanova, confermando che Italia Viva, in Puglia, presenterà un suo candidato. Che potrebbe essere proprio lei, e Matteo Renzi un po’ si tradisce quando, annunciando i sei camper che partiranno per le sei regioni al voto, dice che «sarò su quello pugliese insieme a Teresa». L’ambizione ci sarebbe, il via libera della diretta interessata è quasi incassato: la domanda, però, è se sia possibile giocare per vincere o solo per fare lo sgambetto al Pd.

Il governatore uscente del Pd Luca Ceriscioli, un solo mandato alle spalle e la vittoria in Emilia a dargli forza, non ha nessuna intenzione di mollare ed è pronto a correre per la riconferma. Eppure, nemmeno lui piace a Italia Viva. «Nulla di personale, ma con lui si perde e noi vogliamo vincere, quindi cerchiamo il candidato adatto», ha detto Ettore Rosato. E il nome che gira con più forza è quello della sindaca di Ancona, Valeria Mancincelli. Turborenziana, amatissima e considerata la candidata più forte per far cambiare passo alla regione, Italia Viva è pronta a puntare su di lei. Lei, invece, chiede che tutti «si sbrighino, perchè qui il centrosinistra è immobile».

A dilagare è sempre lui: l’inaffondabile Vincenzo De Luca, che ha già annunciato che correrà per mantenere lo scranno e non vuol sentire ragioni. Al Nazareno è sponsorizzato dalla corrente di Andrea Orlando, i renziani invece hanno già fatto sapere che non lo sosterranno mai e sono alla ricerca di un nome alternativo. Ma, in mancanza di un candidato proprio, potrebbero giocare con cattiveria e sostenere il ministro grillino Sergio Costa. Lui ha smentito qualsiasi interesse, ma tra i 5 Stelle ci sperano e l’alleanza coi renziani potrebbe almeno cacciare l’odiato De Luca.

Infine, i renziani hanno gli occhi sulla Liguria e la Toscana. Nella prima, la candidata più plausibile è la segretaria della Cisl, Anna Maria Furlan, su cui l’accordo con il Pd sarebbe possibile per provare a soffiare la regione all’uscente ex forzista Giovanni Toti. Nella regione di Renzi, invece, il nome per la successione a Enrico Rossi è quello di Eugenio Giani: pur proposto dal Pd, Giani è vicinissimo a Italia Viva che ne ha già abbracciato la candidatura e lo considera uomo di fiducia.