Sembra ormai chiaro che gli oltraggi e gli altri segnali di stampo antisemita delle ultime settimane non sono episodi occasionali, ma sono frutto di una pericolosa miscela di ignoranza, di frustrazione e di odio che merita immediato e forte contrasto. Per meglio inquadrare le attuali manifestazioni di antisemitismo è opportuno richiamare alla memoria la vergogna delle italianissime leggi antiebraiche del 1938, volute da Mussolini in piena autonomia dall’alleato nazista.

Allora come adesso le scuole iniziavano nei primi giorni di settembre e non fu quindi casuale che i primi decreti contro gli ebrei siano stati emessi in concomitanza con l’inizio dell’anno scolastico, espellendo da tutti gli istituti di istruzione pubblici, dagli asili all’Università, gli insegnati e gli studenti ebrei. In effetti, le scuole furono le sedi in cui divampò con particolare virulenza e aggressività la propaganda antiebraica. Il Il 17 novembre 1938 venne poi emesso il testo legislativo fondamentale per la difesa della razza italiana, che insieme a sempre più crudeli e vessatorie circolari ministeriali condannò gli ebrei ad una vera e propria morte civile, privandoli di tutti i diritti e emarginandoli da qualsiasi rapporto sociale. Antisemitismo, il razzismo all’italiana rimosso per 50 anni

Indifferente, voltò la testa dall’altra parte, ma non pochi uomini di cultura, alti magistrati, rettori delle università, senza esserne né richiesti né sollecitati, appoggiarono entusiasticamente le leggi contro gli ebrei.

Fu quello il periodo della privazione dei diritti, a cui fece seguito dopo l’ 8 settembre 1943, con l’occupazione tedesca dell’Italia settentrionale e la nascita della nazi- fascista repubblica sociale italiana, il più tragico periodo della persecuzione delle vite, mediante la deportazione e lo sterminio nei campi di concentramento della Germania e della Polonia, ove perirono oltre 7000 ebrei. L’italianissima persecuzione dei diritti agevolò grandemente la successiva persecuzione delle vite attuata dai nazi- fascisti, si può dire che ne fu la logica e necessaria premessa. Per fortuna, in quegli anni terribili dal 1943 al 1945 non pochi furono gli italiani che aiutarono gli ebrei per sottrarli alla deportazione e alla morte nei campi di sterminio.

Ebbene, per oltre un cinquantennio dopo la Liberazione questa oscura e vergognosa pagina della storia italiana è stata completamente rimossa dalla memoria collettiva. Nell’Italia repubblicana per almeno tre generazioni non si è più parlato del razzismo italiano e lo sterminio degli ebrei è stato addebitato esclusivamente alla ferocia e alla brutalità dell’occupante tedesco. Non vi è stato alcun tentativo di vaccinare la popolazione dell’Italia repubblicana, a partire dai giovani, dai germi e dai veleni sempre latenti del razzismo.

Se dalla scuola era partita nel 1938 la persecuzione contro gli ebrei voluta da Mussolini, è proprio nella nostra scuola degli anni 2000 che vanno iniettati e fatti crescere gli anticorpi per contrastare qualsiasi manifestazione di razzismo, non solo gli oltraggi contro gli ebrei.

Nel 1938 si trattò di un razzismo di stato, voluto e imposto da un regime totalitario; almeno per ora sappiamo poco su chi sta diffondendo i germi del razzismo antiebraico, ma sembra trattarsi di un fenomeno dal basso, che presumibilmente si sta sviluppando negli strati pieni di rabbia, più frustrati e più colpiti dalla profonda crisi della società italiana, alla ricerca di capri espiatori, quali sono stati nei secoli gli ebrei e nelle intenzioni di qualcuno potrebbero divenire anche gli immigrati extracomunitari.

La senatrice Liliana Segre parlando pochi giorni orsono al Parlamento europeo di Bruxelles, a chi le chiedeva come mai si parli ancora di antisemitismo, ha spiegato con grande lucidità e saggezza che insiti nell’animo dei “poveri di spirito” ci sono sempre stati razzismo e antisemitismo, ma non “era il momento politico” per tirarli fuori, ma “poi arrivano i momenti più adatti, corsi e ricorsi storici, in cui ci si volta dall’altra parte”.

Ebbene, compito della scuola - canale privilegiato di comunicazione tra i giovani, la famiglia e la società civile - deve essere quello di ricostruire e spiegare quali sono state nella storia le vicende più tragiche, assurde, pretestuose e strumentali del razzismo, a partire da quelle a noi più vicine, sì che nessuno volti più la testa dall’altra parte di fronte a quei “poveri di spirito” che continueranno a fare professione di antisemitismo o di qualsiasi altra forma di razzismo.