Mentre scorrono le slide con i risultati delle proiezioni, il quadro della tornata amministrativa esce dallincertezza per confermare una vittoria senza appello del centrodestra in Calabria e un preventivabile successo del presidente uscente dellEmilia Romagna, Stefano Bonaccini. Il che, sempre che i dati vengano certificati e in attesa del voto di lista, lascia intendere che se unaltra regione, e del Mezzogiorno, cambia colore e finisce nelle mani del centrodestra, la competizione più politica e politicizzata, quella con possibili riflessi sullequilibrio di governo, consente alla maggioranza Pd-M5S di tirare un sospiro di sollievo. Se era comunque difficile che il governo Conte cadesse pur in presenza della conquista da parte di Salvini di un territorio storicamente di sinistra, la vittoria di Bonaccini allontana quella possibilità rinviandola nel tempo. Salvini ha giocato la partita emiliana caricando il voto di una valenza nazionale con lobiettivo, appunto, mandare a casa lesecutivo e spalancare la strada per elezioni anticipate. Subisce un arresto, questo è indiscutibile. Peraltro il primo, elettoralmente parlando, da tempo. Di converso, pur se gli scenari più negativi rinculano, è impervio sostenere che il governo si rafforzi. Il successo di Bonaccini è avvenuto in virtù dei risultati amministrativi positivi e della forza di mobilitazione espressa dalle Sardine. Mentre anche questo voto ribadisce la difficoltà di quella che rimane la principale forza politica del Paese, almeno in termini di seggi parlamentari. È inevitabile che il voto di ieri aumenti lo stato di fibrillazione del M5S con ripercussioni obbligate sulla capacità dazione di palazzo Chigi. La supplenza che può svolgere il Pd a sua volta più che sanare rischia di ulcerare i rapporti di maggioranza.