Lo studio dell’avvocato Marco Scarpati sta in un palazzo che guarda in faccia la Procura di Reggio Emilia, che per tre mesi lo ha fatto sentire un mostro. Una parola che non compare nelle carte di “Angeli e Demoni”, ma che molti, nelle settimane che lo hanno separato dall’archiviazione delle accuse, hanno preso proprio da lì, per scagliargliela contro. Scarpati, tra i più famosi al mondo nel campo del diritto minorile, era finito nell’inchiesta con l’accusa di abuso d’ufficio, per l’assegnazione dell’incarico di consulente legale dell’Unione della Val d’Enza. E anche ora che tutto è finito, gli effetti della macchina dell’odio continuano. «Qualche giorno fa, davanti al tribunale, un uomo, passandomi vicino, ha sputato per terra insultandomi - racconta al Dubbio -. E tutto questo è spaventoso».

Avvocato, com’è stato per lei il 27 giugno 2019, giorno degli arresti?

Stavo dormendo. Alle 7 mia moglie mi ha svegliato dicendomi che c’erano i carabinieri alla porta. Sono uscito in pigiama e mentre i vicini mi guardavano dai palazzi di fronte mi hanno consegnato un foglietto di carta: era un avviso di garanzia per abuso d’ufficio. Non sapevo altro. Alle 9 sono arrivato in studio e dopo poco mi ha telefonato un giornalista, chiedendomi se volevo commentare. Gli ho detto che non sapevo nemmeno di cosa fossi accusato e lui mi ha risposto: ma come, io ho 280 pagine in mano, tu non hai niente? Avevano già letto tutto in anticipo.

Quando ha capito in cosa era finito?

Leggendo gli articoli su internet ho capito cosa fosse questa inchiesta e che si chiamava “Angeli e demoni”. Non ho il phisique du role dell’angelo, ho pensato, quindi probabilmente sarò tra i demoni. Da lì è esploso tutto un mondo spaventoso: dicevano che avevo lucrato sui bambini, che li avevo maltrattati, che avevo commesso abusi sull’infanzia e ascoltato bambini cercando di modificare le loro testimonianze. Ma io non ho mai ascoltato un bambino, io faccio l’avvocato. E l’idea che qualcuno potesse associare il mio nome a qualcosa di non assolutamente perfetto rispetto all’infanzia per me è stata una cosa spaventosa.

L’hanno minacciata?

Sì, ho ricevuto diverse telefonate allo studio. Ho dovuto chiudere tutte le pagine sui social per non far leggere alla mia famiglia di quei matti che dicevano che avevo violentato bambini. Io, che ho fatto della mia vita l’esatto contrario. Poi è successa una cosa spaventosa. Mi trovavo dall’altra parte nel mondo, nel sud est asiatico, con un ministro che mi aveva chiesto di collaborare con lui per alcune normative e che ad un certo punto mi disse: mi è arrivato questo materiale. Ovvero gli articoli usciti in Italia su di me, già tradotti. Mi disse che sapeva chi sono, ma che non poteva farsi vedere con me. Questa cosa fu molto umiliante. Mi avevano dichiarato morto, non avevo alcuna possibilità di continuare a lavorare. Non ho avuto nessun cliente nuovo e molti di quelli vecchi mi hanno abbandonato. Il reddito dello studio si è dimezzato e se va bene riusciremo a pagare tutte le spese. Per mesi non sono riuscito a dormire di notte, nemmeno coi farmaci. E non riuscivo a mangiare, avevo la nausea.

Come si passa dall’essere una persona per bene ad essere un mostro?

Intanto quel nome, “Angeli e demoni”.

Una follia. Chi chiama un’inchiesta con quel nome sta già emettendo una sentenza. Io sono figlio di un poliziotto, orgoglioso di esserlo. E mio padre mi ha sempre detto una cosa: ricordati che quando arresti una persona gli hai tolto la libertà, il bene supremo. E non devi togliergli altro, come la dignità, perché quell’uomo è un tuo prigioniero. Ora non ti tengono più prigioniero, cercano di toglierti la dignità. Sono state date alla stampa registrazioni che nessuno degli avvocati aveva, su questioni assolutamente irrilevanti, facendo di questo marciume elemento di indagine, forse per vedere se qualcuno avrebbe capitolato e confessato chissà che cosa.

Che idea si è fatto dell’inchiesta?

L’inchiesta è un teorema, ma nel diritto penale ci sono prove, fatti. Si sono confuse le terapie con la psicologia forense, le prove con le teorie. C’è tanta confusione. Ormai si è creato il diritto di usare strumenti di garanzia come strumenti di sputtanamento della persona sottoposta alle indagini. E questo è spaventoso e come avvocati non possiamo lasciar perdere. Il pm mi ha sempre detto di non avercela mai avuta con me, però ha chiesto due volte il mio arresto, sulla base di nulla, perché gli incarichi fiduciari agli avvocati sono slegati dalla legge sugli appalti. Ma in procura non lo sapevano.

Cosa c’entra la politica con “Angeli e Demoni”?

C’entra con quel nome lì. Con la distruzione del welfare per l’infanzia, del processo minorile e del ruolo dei magistrati minorili. C’è chi sta cercando di riportare il diritto minorile al 1950, confondendo lo stesso col diritto di famiglia, il ruolo del bambino con quello dei genitori. Il bambino va difeso come soggetto del diritto e non come ammennicolo della sua famiglia.

Come finirà?

Potrebbero anche essere condannati tutti quanti, ma la finalità di quelle persone non è mai stata né quella di arricchirsi né di far del male, ma solo di proteggere bambini che ritenevano essere stati abusati e maltrattati. Non esiste nessuna persona che possa essere distrutta in questo modo, senza un minimo di rispetto del suo nome, della sua storia, della sua persona, solo perché esiste questo spaventoso Moloch della giustizia.