Tre anni dopo la tragedia dell’Hotel Rigopiano di Farindola, travolto il 18 gennaio 2017 da un valanga che provocò 29 vittime, il dolore è più forte che mai e i familiari attendono ancora giustizia. Sono 24 persone e una società gli imputati nell’inchiesta principale. Tra le persone coinvolte nel procedimento attualmente in corso davanti al gup del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, ci sono l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, l’ex presidente della Provincia di Pescara. Antonio Di Marco, e il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta. Le accuse a carico degli imputati, a vario titolo, vanno dal crollo di costruzioni o altri disastri colposi, all’omicidio e lesioni colpose, all’abuso d’ufficio e al falso ideologico. L’inchiesta del procuratore capo Massimiliano Serpi e del sostituto Andrea Papalia si è focalizzata sulla mancata realizzazione della carta valanghe; sulle presunte inadempienze relative alla manutenzione e sgombero delle strade di accesso all’hotel; e sul tardivo allestimento del centro di coordinamento dei soccorsi. Le posizioni che riguardano il versante politico della tragedia sono state archiviate il 3 dicembre scorso dal gip Nicola Colantonio, come chiesto dalla Procura. Tra gli archiviati ci sono tre ex governatori abruzzesi, Luciano D’Alfonso, Ottaviano Del Turco, e Gianni Chiodi; e gli assessori che si sono succeduti alla Protezione civile, Tommaso Ginoble, Daniela Stati, Mahmoud Srour, Gianfranco Giuliante e Mario Mazzocca.

Quel giorno nel resort di lusso con spa a 1200 metri, sul versante pescarese del Gran Sasso, cìerano 40 persone ( 28 ospiti, di cui 4 bambini, e 12 dipendenti): solo in 11 sopravviveranno. In quelle stesse ore l’Abruzzo è in piena emergenza neve: nell’entroterra supera anche i due metri. Migliaia di persone sono senza luce e centinaia le richieste di aiuto. Ad aggravare la situazione quattro scosse di terremoto, di magnitudo 5.1, con epicentro nell’Aquilano, che fa tremare tutto il centro Italia. Poche ore prima della tragedia ci furono diverse richieste di aiuto per sgomberare la strada dalla neve. Richieste rimaste senza risposta, con gli ospiti dell’albergo bloccati dalla neve e in attesa dalle 15 di quel tragico pomeriggio uno spazzaneve che non arriverà mai.

Gianluca Tanda, fratello di Marco morto il 18 gennaio 2017, all’Adnkronos dice: «La perdita di un fratello nel mio caso, e comunque di un caro, provoca un dolore così forte da cambiare la vita a tutta famiglia. Nel nostro caso quello che ci manda nel baratro della disperazione è la lettura attenta delle carte, la certezza che si potevano salvare».