Cosa farà il Pd? Intanto ieri gli uomini di Zingaretti hanno chiesto e ottenuto lo slittamento di un giorno del voto, inizialmente previsto per oggi. Ufficialmente per rientrare in tempo dal seminario di Rieti, di fatto anche per poterci ragionare meglio. Devono decidere se appoggiare la modifica- killer proposta dai 5 Stelle: un emendamento soppressivo della stessa legge Costa.

Approvare quella modifica è il solo modo per impedire che il testo del deputato azzurro approdi in aula. Ed è proprio lui, Enrico Costa, a rivolgere il seguente appello: «Lasciamo i grillini soli con il loro emendamento, tutti insieme costruiamo una legge credibile e civile» . Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, sabato scorso, ha chiesto esattamente il contrario: «Basta minacce di votare le proposte dell’opposizione, è più leale misurarsi su quelle della maggioranza».

Destinatari di sicuro i renziani - assai tentati di mandare avanti la legge forzista per tenere gli alleati sulla graticola - ma pure i dem, ovviamente. In teoria anche a loro potrebbe far comodo continuare a tenere in piedi la proposta degli azzurri. Almeno fino a quando il dimezzamento della nuova prescrizione ( cioè la limitazione della sua efficacia alle sole sentenze di condanna) non sarà formalmente trascritta in un ddl.

In ogni caso la partita di domani si giocherà sul filo di lana. La commissione è composta da 45 deputati: e pentastellati più dem ne totalizzano in tutto 22, uno in meno della maggioranza assoluta. Se davvero Italia viva voterà con l’opposizione e il Pd coi grillini, saranno decisivi Federico Conte di Leu, autore del lodo sulla prescrizione e sulla cui lealtà non c’è da dubitare, e sopratutto Francesca Businarolo, presidente della commissione e 5 Stelle doc. Forza Italia ricorda che «in casi del genere i presidenti di commissione non votano».

Il pari terrebbe viva la legge Costa, pronta ad atterrare in aula dopo le Regionali. Bonafede si augura ben altro esito. Martedì scorso ha già depositato a Palazzo Madama la legge di conversione del decreto intercettazioni. In pochi giorni si decide: definitiva schiarita sulla giustizia o ritorno della maggioranza nel tunnel.