Furono in pochi a fare l'Italia. Tre, forse quattro. Quando pensi al Risorgimento, la memoria corre a garibaldi, a Mazzini, a Cavour. Se vuoi essere di manica larga aggiungi anche il re, e li' ti fermi.

Lo sguardo sul secolo breve ti riserva qualche sorpresa in più. C'è un solo uomo che ha corso il ' 900 per intero e lo ha segnato senza tradire le sue radici, avvolto nella magia della storia. Certo, dirai, Mussolini, e poi De Gasperi, e poi Togliatti, eppure solo Pietro Nenni guardò il sole in faccia per settan'anni, dalla guerra di Libia al compromesso storico, prima da leader politico, successivamente da uomo di stato. Una vita avventurosa punteggiata di tragedie, di errori, di colpi di genio come solo chi ha conosciuto il dolore è capace di fare. Il dolore di un padre che perde la figlia Vittoria nell'inferno di Auschwitz, la desolazione dell'esilio e del carcere. Sarà per questo che fu amato da due personaggi scomodi: Pierpaolo Pasolini e Oriana Fallaci. Pasolini lo riteneva una persona di cui fidarsi, con quel ' basco da intellettuale e la faccia casalinga, romagnola', Oriana un giornalista eccellente e un socialista galantuomo. Una vita in quattro atti, quella di Pietro.

Gli esordi sono da rivoluzionario. Dev'essere stata l'aria di Romagna a influire sul carattere. Una terra particolare se ha dato la vita a Mussolini e a Bombacci, a Balbo e a Costa, tutti figli di un anticlericalismo viscerale aggiogato al sogno della palingenesi senza compromessi. Pietro nasce repubblicano, si fa le ossa contro la guerra di Libia, trascorre un anno nella stessa cella di Mussolini. Tra i due nasce un'amicizia profonda che si rompe quando il fascismo mostra la faccia squadrista al servizio degli agrari. Si incontreranno per l'ultima volta a Cannes nel gennaio del 1922. Una notte drammatica passeggiando sul lungomare, con Nenni che accusa Il Duce di aver tradito i valori di un tempo e di essersi venduto alla borghesia.

Il secondo atto si spalanca di fronte alla tragedia del socialismo italiano. È Pietro ad opporsi alla liquidazione del partito già trattata a Mosca da Menotti Serrati. ' Non si getta una bandiera in un canto' - scriverà su l'Avanti! chiamando a raccolta quanti si oppongono alla confluenza nel partito comunista. Siamo all'inizio del 1924 e per la prima volta Nenni incrocia la tenacia solitaria di Matteotti, tutto proteso in una lotta all'ultimo sangue contro Mussolini e il nascente regime fascista. Sarà proprio Nenni a leggere nell'omicidio di Matteotti, accanto a ragioni politiche, quell'intreccio affaristico che il deputato socialista stava per denunciare. Petrolio e mazzette.

Il secondo dopoguerra archivia il ' ventennio' e inaugura l'Italia repubblicana. Anni che coincidono con l'errore più grave e con l'intuizione più grande. La battaglia contro la monarchia e per il voto alle donne portano soprattutto la sua firma. A differenza degli altri leaders, Nenni non ha dubbi, sposa immediatamente entrambe le eresie. Chi legga i verbali del Consiglio dei Ministri s'imbatte in una fermezza cristallina. Doppia vittoria accompagnata da una mezza sconfitta sull'impianto della nuova costituzione. I socialisti avrebbero voluto marcare una maggiore laicità della Carta.

Ma l'errore che segnerà per anni le sorti del socialismo italiano si compie con le elezioni del 1948: la formazione del Fronte Popolare. Una debacle con effetti difficili da smaltire. Il cammino autonomistico del PSI riprenderà solo piu' tardi e condurrà al primo vero governo riformista che l'Italia possa vantare. Il centro sinistra della scuola per tutti, della sanità pubblica, della riforma urbanistica, della nazionalizzazione dell'energia elettrica. Insomma, un'Italia più civile e più libera.

Nessun paragone con questo tempo, salvo una riflessione. Nenni intuì prima di ogni altro le conseguenze del ' diciannovismo'. A differenza dei comunisti, da Gramsci a Togliatti, lesse correttamente il futuro: l'Italia s'incamminava sulla strada della dittatura. Non vaticino affatto un ritorno al passato, tuttavia vedo crescere ovunque forme illiberali e desiderio di uomini soli al comando. Consiglio ' Storia di quattro anni'. Nenni la pubblico' nel 1926. Lettura quanto mai utile. Il politico ' a tutto tondo' vedeva lontano.