Si chiama Mohamed Sekkaki ma sulla rete è conosciuto meglio con il nickname di Moul Kasketa, si tratta di uno dei più famosi e seguiti youtuber marocchini. Arrestato all'inizio di dicembre ieri il tribunale della città di Settat, ad ovest della capitale Rabat, lo ha condannato a quattro anni di prigione e 4mila dollari di multa. La sua colpa? Aver insultato in un video il sovrano Mohamed VI e di aver definito i suoi compatrioti come «asini ignoranti che rimangono passivi mentre i loro diritti vengono violati». Sekkaki accusa di corruzione e nepotismo. Invettive che non sono passate inosservate visto che i suoi video hanno mediamente 200mila accessi. Il suo avvocato Mohamed Ziane ha annunciato che lo youtuber si appellerà contro la decisione del tribunale.

Il re Mohammed VI, che gode la fama di riformatore, ha ufficialmente ceduto alcuni dei suoi poteri assoluti a un governo democraticamente eletto dopo le proteste delle primavere arabe nel 2011, maconserva ancora l'ultima parola sulle questioni più importanti del paese. Controllo che si esprime attraverso la Costituzione in cui la figura del sovrano viene considerata “inviolabile”. Per questo il procuratore che ha condannato Sekkaki ha descritto il video come contenente «insulti e descrizioni degradanti», allo youtuber poi viene contestato di aver ricevuto ingenti finanziamenti dall'estero e di essere stato trovato in possesso di droghe.

Per le associazioni dei diritti umani nel paese si sta verificando una pesante stretta repressiva sulla libertà di espressione. Contemporaneamente alla condanna di Sekkaki infatti è stato arrestato il giornalista Omar Radi. Il 33enne è perseguito per un semplice tweet pubblicato ben nove mesi fa nel quale criticava il magistrato incaricato di di giudicare i leader che movimento Hirak, protagonista delle rivolte antigovernative tra il 2016 e il 2017 e represso nel sangue con almeno 150 morti.

Inoltre solo una settimana fa è stato condannato a un anno di reclusione il rapper Mohamed Mounir, noto come Gnawi, reo di aver insultato un pubblico ufficiale sempre in un video, anche se tra i giovani marocchini è forte la convinzione che si tratti di un provvedimento per via dei contenuti antimonarchici delle sue canzoni. In ogni caso esprimersi liberamente sta diventando sempre più difficile tanto che Reporters sans Frontière, nell'ultimo indice annuale sulla libertà di stampa ha classificato il Marocco 135esimo su 180 paesi.