«Sebbene possa sembrare paradossale, non so nulla di più di quanto pubblicato dalla stampa, in quanto c'è la buona abitudine da parte della Procura distrettuale di Catanzaro di saltare di tutte le regole di coordinamento e collegamento con la Procura generale. I nomi degli arrestati e le ragioni degli arresti, in una sintesi estrema, li abbiamo conosciuti soltanto a seguito della pubblicazione della stampa, che è molto più importante della Procura generale da contattare ed informare». Le parole del procuratore generale di Catanzaro Otello Lupacchini sono al vetriolo.

E sono solo l’ennesima puntata di uno scontro ormai a volto scoperto tra lui e il procuratore della Dda del capoluogo calabrese, Nicola Gratteri. Reo, secondo Lupacchini, di una eccessiva personalizzazione dell’ufficio da lui diretto e di una mancanza di coordinamento con la Procura generale. Le sue parole arrivano dopo la maxiretata che ha fatto finire in carcere 330 persone, tra presunti boss di ’ ndrangheta, affiliati, politici e professionisti, con una richiesta di misure cautelari lunga 13mila pagine delle quali la procura generale, afferma il magistrato che indagò sulla Banda della Magliana, non avrebbe saputo nulla fino a blitz compiuto. Dagli uffici di Piazza Matteotti non è arrivata alcuna replica alle parole di Lupacchini.

La traccia di un passaggio di informazioni rimane affidata alla richiesta di misura cautelare, che rimanda all’esonero di sei mesi dall’assegnazione di nuovi affari per il gip disposto dal Presidente del Tribunale il 18 settembre 2018. Uno sgravio necessario proprio a causa del deposito, ad agosto dello stesso anno, dell’enorme richiesta cautelare dell’inchiesta “Rinascita - Scott”. E gli esoneri dei magistrati sono comunicati, come da prassi, al consiglio giudiziario di cui fa parte, di diritto, anche il procuratore generale ( e, quindi, nel caso di Catanzaro, proprio Otello Lupacchini).

Ma non solo: ad essere informato, in quell’occasione, fu perfino il Presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Catanzaro. La polemica tra Lupacchini e Gratteri viene però da lontano e il suo cuore sta tutto negli atti in possesso della prima commissione del Csm, dove i due si sono “affrontati” a suon di esposti, archiviati a gennaio scorso dai magistrati dell’organo di autogoverno, che non hanno trovato elementi consoni all’avvio di una procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilità, definendo la faccenda «uno screzio superato» e il clima dei rapporti «positivo», senza «ripercussioni nell’ambiente giudiziario».

Tutto parte da alcune note interne, con le quali Lupacchini contestava a Gratteri «di non rispettare regole di coordinamento con altri uffici giudiziari e di aver fatto il furbo non inviando, come prevede il codice, elementi di indagine alla Procura di Salerno su magistrati calabresi non appena sono emersi spunti ma, in sostanza, solo dopo una prima inchiesta».

Da qui l’invio degli atti, da parte di Gratteri, al Csm, che ha ascoltato, separatamente, i due magistrati. E le audizioni in commissione hanno così fornito il pretesto per nuove schermaglie. Il primo a parlare, il 25 luglio 2018, è stato Lupacchini, che ha riferito di un «atteggiamento ostile» nei suoi confronti, da parte di Gratteri. «Solo lui era il verbo non solo nel distretto di Catanzaro, ma probabilmente in tutta Italia, nell’universo e forse anche in altri siti», accusava il pg. La replica di Gratteri è arrivata il giorno successivo, quando si è detto «preoccupato» per un passaggio contenuto in una nota di Lupacchini.

«Mi si dice che io “furbescamente” non ho trasmesso gli atti a Salerno. Di me accetto tutte le critiche del mondo - aveva ribattuto -, che sono ignorante eccetera, ma sull’onestà no».

Gratteri ha definito anche «strana» la partecipazione di Lupacchini a una conferenza stampa del procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, recentemente trasferito dal Csm a Potenza, alla giustizia civile, in quanto avrebbe rivelato dati sensibili e favorito una società che si occupa di intercettazioni. «Noi abbiamo arrestato 169 persone, non è venuto nessuno», ha lamentato Gratteri, aggiungendo che in Calabria «i comportamenti sono pietre».

Un’affermazione alla quale Lupacchini ha replicato, senza fare nomi, nel corso di un intervento in una tv locale: «dove non vado ha sottolineato - è alle autocelebrazioni, né voglio togliere il palcoscenico a nessuno». Le frecciatine non sono mancate nemmeno nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, quando il procuratore generale ha invitato i presenti ad una riflessione sul ruolo della giustizia, parlando degli «innocenti finiti senza colpa in custodia cautelare e sui soldi spesi dallo Stato per il risarcimento nei loro confronti a titolo di indennizzo».

Un chiaro riferimento a Gratteri, che senza replicare si è limitato a manifestare la propria distanza dal collega non applaudendo al termine del suo intervento.