Il vicesegretario Giancarlo Giorgetti apre la giornata davanti ai delegati al congresso della Lega, in un hotel a Milano: "Ci adeguiamo a nuove sfide, ma il dna rimane". E poi "è chiaro che il 2020 sarà un anno cruciale - continua - si dovranno decidere le regole di funzionamento della democrazia del nostro Paese, prima tra tutte le legge elettorale". Per cambiare definitivamente pelle basta un congresso-lampo, senza folle e giusto con qualche bandiera: meno poteri per il presidente a vita Umberto Bossi, cariche interne ridotte all’osso e procedure semplificate e poi via con l’acclamazione del leader Matteo Salvini. Il tutto in un hotel anonimo nella periferia di Milano, allestito per ospitare i 500 delegati che voteranno le modifiche allo statuto di quella che fu la Lega Nord su sfondo verde oggi ufficialmente diventa la “Lega per Salvini premier” su un blu più presidenziale. Unica concessione, rimarrà il simbolo di Alberto da Giussano. Così, la rivoluzione del Carroccio sarà definitivamente completata, con un cambio di pelle che risponda alle necessità di lasciare la Padania per spingersi più a sud, imbracciando il tricolore più che la bandiera col sole delle Alpi. Matteo Salvini ha orchestrato tutto nei minimi dettagli, rapido e indolore, per poi tornare a concentrarsi sul vero obiettivo di capitalizzare il consenso e agguantare Palazzo Chigi. Nessun intoppo è previsto: la minoranza del partito, i 20-30 contrari alla svolta salviniana, hanno annunciato che non parteciperanno «a un confresso dove non abbiamo diritto di parola», ha detto l’ultimo competitor di Salvini alle primarie, Gianni Fava. Forza Italia Se nei sondaggi più severi la Lega veleggia al 30% e Salvini è saldamente al centro di ogni scenario politico, il centrodestra rimane un focolaio di problemi: da un lato la crescita esponenziale di Fratelli d’Italia, ormai a due cifre; dall’altro il declino scomposto di Forza Italia. Proprio il partito del Cav, oggi, è un brulicare di voci sovrapposte e nessuna idea per fermare il declino elettorale e le defezioni tra le linee parlamentari. Tanto che si sta facendo sempre più strada nella mente di Silvio Berlusconi l’ipotesi di trattare il partito proprio come una delle sue società, quando iniziano a fruttare poco: si capitalizza cedendo la parte buona, mettendo tutto il resto in una bad company da accompagnare al capolinea. Proprio di questo si sarebbe parlato in una riunione a Palazzo Grazioli: «Sciogliersi nella Lega» ormai non è più solo fantapolitica. L’operazione piace molto ai parlamentari vicini al Cav, per il quali (si parla di circa una trentina di persone) lui tratterà con Salvini la salvaguardia dello scranno, ma piace anche ai figli maggiori, sempre più preoccupati per la salute del padre che ormai ha superato gli 80 anni (soprattutto dopo la caduta di qualche giorno fa a Bruxelles) e convinti che la sua eredità politica vada salvaguardata da una fine ingloriosa. Piace di meno ai liberali che proprio in Berlusconi hanno creduto e che non ci stanno a finire la carriera come passacarte dell’impero sovranista. "Voce libera" di Mara Carfagna Tra questi, la potente deputata Mara Carfagna. Data spesso come in uscita verso il partito di Matteo Renzi (che le ha tributato spesso, sia in pubblico che in privato, attestati di stima), lei ieri ha presentato la sua associazione “Voce libera”. «E’ una cosa inutile», ha tuonato il Cav contro la sua ex pupilla, che pure gli aveva chiesto di diventare il presidente. Lei lo ha liquidato con una battuta (segno che ormai i rapporti sono definitivamente deteriorati) e ha sciorinato i nomi dei professori - alcuni dei quali di chiara galassia renziana - che ne faranno parte, dal costituzionalista Alfonso Celotto agli economisti Riccardo Puglisi e Carlo Cottarelli, fino a Giuliano Urbani. Alla presentazione di Roma, però, si sono visti in sala molti volti forzisti ed ex forzisti. Stefano Parisi ma anche il senatore di FI Andrea Cangini e la deputata Renata Polverini. «Iniziamo una bella avventura che vuole unire e aggregare e ci auguriamo possa contribuire a rendere questo Paese migliore», ha detto Carfagna. Un passo in più lontano dalle trame di Arcore.