Niente casa popolare per i parenti di chi ha e chi ha in prima persona una condanna penale alle spalle. La norma a prima firma del governatore leghista Maurizio Fugatti è stata approvata definitivamente dal consiglio provinciale di Trento, senza alcuna modifica - nonostante la dura opposizione delle minoranze che hanno fatto ostruzionismo in aula e anche di una parte della maggioranza - al disegno di legge provinciale 36/ 2019, che prevede “l’assenza da parte del richiedente e dei componenti del nucleo familiare, nei dieci anni precedenti la data di presentazione della domanda, di condanne definitive per i delitti non colposi per i quali la legge prevede la pena della reclusione non inferiore a cinque anni, nonché per i reati previsti dall’articolo 380, comma 2, del codice di procedura penale”.

Il che comporta l’impossibilità di chiedere un alloggio popolare per chi è stato condannato per reati con pena edittale di almeno 5 anni, oltre che per reati come il furto aggravato, la rapina, tutti i reati che riguardano sostanze stupefacenti. Non solo, la stessa esclusione pesa anche su chi, da richiedente, ha un membro della famiglia condannato per uno di questi reati nei dieci anni precedenti alla domanda. Infine, la sopravvenienza di una condanna all’assegnatario o a uno dei suoi familiari provoca la revoca della casa popolare o, nel caso, il mancato rinnovo dell’assegnazione.

L’unica correzione accettata ha riguardato l’eliminazione dal novero dei reati quello di maltrattamenti in famiglia: le inquiline Itea vittime di violenza non perderanno più la casa ( come da previsione iniziale) se denunciano il coniuge e questo viene condannato. La previsione normativa aveva immediatamente sollevato polemiche, soprattutto in merito alla sua potenziale incostituzionalità rispetto all’articolo 27 della Costituzione, sia in base al principio della personalità della responsabilità penale ( l’articolo farebbe ricadere su genitori, figli o coniugi gli effetti negativi di una condanna penale), che in base al terzo comma, che prevede la funzione riabilitativa della pena ( che verrebbe meno nel caso in cui, a condanna scontata, i suoi effetti continuassero a prodursi indirettamente sul cittadino che ha esaurito il suo debito con lo Stato, incidendo un diritto come quello alla casa).

Dopo l’approvazione, tuttavia, lo stesso Fugatti ha annunciato che sono previste «una serie di deroghe» caso per caso, «di più, rinviamo a un regolamento di Giunta, che indicherà altre eccezioni alla regola». Proprio questa iniziativa ha fatto andare su tutte le furie il centrosinistra: «Il presidente vuole pure arrogarsi il diritto di derogare caso per caso alla cacciata dei parenti del reo, autoassegnandosi non solo il potere di graziare i colpevoli, come il presidente della Repubblica, ma anche il potere di assolvere, come i giudici», ha tuonato il consigliere Paolo Ghezzi.

Insomma, dopo la tempesta mediatica per l’approvazione di una norma con la ratio conclamata di «privilegiare i cittadini onesti» ( penalizzando chi ha già, però, scontato la condanna e i suoi familiari), la Giunta potrebbe tentare di rimediare in sordina alle previsioni più evidentemente controverse. Al netto dell’idoneità della questione a finire davanti a un giudice nel momento in cui venisse applicata, la legge provinciale è stata avversata anche dai sindaci di alcuni Comuni della Provincia, pronti a opporsi e a non recepire le nuove regole.

Del resto, dubbi di opportunità erano stati sollevati anche in seno alla stessa maggioranza con il consigliere Claudio Cia che aveva presentato un emendamento che puntava a superare le ricadute sui familiari innocenti attraverso l’introduzione del principio di connivenza o complicità della famiglia: «Si deve consentire ai conviventi stessi di fornire una prova liberatoria, nel senso di dimostrare di non aver agevolato né partecipato, neppure omissivamente, alla realizzazione di condotte antisociali», aveva spiegato Cia. La Lega, però, ha tirato dritto ( mentre Cia si è astenuto sul voto finale).

Ora la norma è legge della Provincia: tutte da verificarsi, invece, sono le conseguenze reali e giuridiche per gli inquilini delle case popolari.