Da una parte un ex narcotrafficante che non solo si è riscattato nella vita, ma si è attivato per migliorala anche agli altri ed è stato da poco eletto dal sindaco Luigi De Magistris di Napoli, come garante locale dei detenuti. Dall’altra la presidente di un’associazione che ha compiuto visite nelle carceri e portato all’attenzione delle istituzioni vicende gravi, come il presunto pestaggio all’interno del carcere di San Gimignano, che si è vista negare dall’amministrazione penitenziaria l’autorizzazione per partecipare ad una iniziativa del carcere di Rebibbia.

La prima vicenda riguarda Pietro Ioia, ed è la dimostrazione vivente che anche un ex criminale non solo non è marchiato a vita, ma può anche ricoprire un ruolo istituzionale importante come quello di garantire i diritti delle persone private della libertà. Un compito delicato visto le gravi criticità che riguardano gli istituti penitenziari napoletani.

Ioia da anni che si batte per i diritti dei detenuti e fu il primo a denunciare le presunte violenze che si sarebbero perpetrate all'interno del carcere di Poggioreale, nella cosiddetta cella zero. Chiamata così perché non numerata, liscia, e dove alcuni reclusi hanno denunciato di aver subito percosse da alcune guardie penitenziarie.

Oggi è in corso un processo che stabilirà se tali violenze ci sono state o meno. Ioia, d’altronde, è diventato da tempo un punto di riferimento per i familiari dei detenuti, raccogliendo numerose denunce, soprattutto riguardanti il discorso dell’assistenza sanitaria all’interno degli istituti penitenziari, compreso la denuncia di malati gravi e incompatibili con l’ambiente carcerario. Il neo garante locale dei detenuti ha promesso che non solo si occuperà dei detenuti, ma intenderà parlare anche per il corpo della Polizia Penitenziaria che è sotto organico.

Poi c’è la storia di Sandra Berardi, presidente dell’associazione Yairaiha che si occupa principalmente dei detenuti, facendo emergere situazioni che altrimenti sarebbero rimaste confinate all’interno delle quattro mura carcerarie.

La Berardi ha fatto sapere pubblicamente che ha appreso di non essere stata autorizzata a partecipare ad una iniziativa di giovedì scorso nel carcere di Rebibbia. «Dispiaciuta – spiega la presidente dell’associazione Yairaiha - perché ero stata invitata dai detenuti, orgogliosa perché l'amministrazione penitenziaria rigettando la richiesta della mia partecipazione, non ha fatto altro che dare conferma della giustezza delle lotte e delle denunce che faccio con l'associazione Yairaiha».

Il motivo della mancata autorizzazione, secondo quanto spiega Sandra Berardi, si baserebbe sui suoi ' numerosi carichi pendenti'. «Sono decine di denunce e procedimenti aperti per lotte sociali mica altro – spiega Berardi -. Carichi pendenti che non spuntano ieri ma il fatto che oggi li abbiano notati come ostativi è segno dei tempi».

Due anni fa per una iniziativa analoga, sempre a Rebibbia e sempre con gli stessi ' carichi pendenti', fu autorizzata, così come l’anno scorso. Ora invece la presidente di Yairaiha, che fino a poco tempo fa aveva anche accompagnato l’ex parlamentare europea Eleonora Forenza, si è vista negare l’autorizzazione.