Sono probabilmente le elezioni più importanti nel Regno Unito da diversi decenni. In gioco c’è la collocazione del Paese nel mondo, il destino dell’Unione Europea, gli equilibri economici e geopolitici globali. Eppure raramente ci sono state elezioni più confuse. Non che l’esito sia troppo incerto.

Il punto è che si tratta quasi di una gara a perdere, e non si possono escludere sorprese. Il premier Boris Johnson queste elezioni le ha fortemente volute, il suo piano è chiaro: stringere la sua morsa sul partito conservatore, eliminare tutti i dissidenti e puntare dritto verso la Brexit che ha promesso ad ogni costo e che ha concordato con l’Unione europea di concludere entro l’inizio del 2020. Il che per logica vorrebbe dire che vista la posta in gioco tutti gli avversari della Brexit e di Johnson si schierino in una specie di secondo referendum per fermare questo progetto. Così non è stato. Infatti il super nemico dell’Europa Farage che alle Europee aveva ottenuto un risultato clamoroso in nome della Brexit ha deciso di non ostacolare l’ascesa di Boris Johnson, cui avrebbe potuto togliere molti voti, ma in questo modo danneggiando l’obiettivo comune.

Ma sul fronte opposto non è andata così. L’affermazione di Jeremy Corbyn tra i Laburisti ha allontanato tutti gli elettori moderati: Corbyn è considerato un socialista estremista e utopico, che per molti è persino più pericoloso della Brexit. D’altro canto Corbyn non ha neanche mai avuto il coraggio di schierarsi mai apertamente contro la Brexit, ma ha solo frenato i tentativi portati avanti da May e Johnson e a fatica si è convinto a sostenere un nuovo referendum.

I più europeisti sono invece i liberali, che però non sono mai riusciti a sfondare nelle urne del sistema maggioritario britannico. In Scozia è probabile l’affermazione del partito regionale, proprio in virtù dell’opposizione degli scozzesi alla Brexit, ma la loro idea è di marciare verso un secondo referendum indipendentista.

Situazione difficile invece in Irlanda cuore dei problemi della Brexit a causa della frontiera che attraversa l’isola: qui la tensione è molto alta e il voto e gli sviluppi successivi potrebbero generare gravi complicazioni. In questa situazione i sondaggi danno i tories di Johnson nettamente avanti, tanto da raggiungere la maggioranza assoluta e procedere senza esitazioni nella separazione da Bruxelles. Ma non è detto, anche perché Johnson – che già non è molto amato – ci mette del suo, come nel caso in cui ha rifiutato di vedere la foto di una bambina che giaceva in terra in un ospedale, cosa che per gli esperti potrebbe pagare nelle urne.

Il tutto quindi potrebbe portare non tanto a una vittoria di Corbyn, quanto a una sconfitta di Johnson, o perlomeno a un risultato lontano da quella maggioranza assoluta che gli permetterebbe di marciare spedito verso i suoi obiettivi.

Insomma, la situazione resta abbastanza confusa, e la chiarezza potrebbe arrivare solo da una netta affermazione dei Brexiteer, ma questo aprirebbe uno scenario altrettanto complicato.