Non c’erano le condizioni per arrestare il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti ed è per questo motivo che la Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza di custodia cautelare e l’ordinanza applicativa dell’obbligo di dimora, restituendogli la libertà e la possibilità, come confermato dal Prefetto, di tornare a fare il primo cittadino.

Una decisione che arriva cinque mesi dopo il blitz del 27 giugno, quando il sindaco dem del Comune emiliano finì ai domiciliari, dove rimase tre mesi, fino al 20 settembre scorso, quando il Riesame gli concesse l’obbligo di dimora. Mesi durante i quali Carletti è finito nel tritacarne mediatico e politico, diventando bersaglio dei partiti che hanno cavalcato l’inchiesta “Angeli e Demoni” per accusare tutto il Partito democratico di collusioni con presunti trafficanti di bambini, strappati alle famiglie tramite relazioni psicologiche false, redatte con lo scopo di trasformare gli affidi in un business.

«Un periodo che difficilmente dimenticherò - ha commentato Carletti rompendo il silenzio -, durante il quale ho toccato da vicino il significato vero, profondo della parola libertà. Il giorno dopo una delle tante serate trascorse in Comune vieni svegliato e in poche ore, dalle Alpi alla Sicilia, diventi il mostro, l'orco di Bibbiano. La tua pagina Facebook è sommersa da insulti e minacce di morte rivolte non solo a te ma alla tua famiglia, a tuo figlio». Insulti «che riempiono anche le pagine social di ' autorevoli' figure istituzionali a livello nazionale».

Nonostante i chiarimenti forniti dal procuratore Marco Mescolini, che ha circoscritto le accuse nei confronti del sindaco «per aver violato le norme sull’affidamento dei locali dove si svolgevano le sedute terapeutiche», escludendo «il concorso nei delitti che in quei locali avevano luogo», per Carletti è stato l’inizio della fine. E così ha deciso di querelare tutti quelli che lo avevano insultato: 147 persone, compreso il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Una denuncia contro «la macchina del fango» : un mix «di falsità, odio, ignoranza, ipocrisia con tanti obiettivi ma non sicuramente quello della verità e del bene dei minori.

Dopo pochi giorni la sentenza di condanna era già stata emessa: i vili barbari del web chiedevano “in nome del popolo” il pubblico linciaggio degli indagati, sindaco in testa, se poi il sindaco è del Pd ancora meglio. È stata dura, durissima reggere un clima così pesante, così violento, è stata una sofferenza incredibile vedere ogni giorno gli attacchi indegni di un paese civile nei confronti dei bibbianesi, della comunità di Bibbiano. Ma la consapevolezza di avere sempre operato con onestà e correttezza e il sostegno di tanti bibbianesi - ha aggiunto - e la straordinaria reazione della mia giunta e dell'intero consiglio comunale, mi hanno dato la forza per non mollare».

In attesa della chiusura delle indagini, dunque, Carletti ha scelto il silenzio. E a parlare sono i legali Giovanni Tarquini e il professore Vittorio Manes: «dopo una campagna mediatica straordinariamente violenta e deformante sul “caso Bibbiano” o persino sul “sistema Bibbiano” - hanno commentato - sembra cominciare a chiarirsi che in questa vicenda - ancora tutta da verificare - i reati e le condotte contestate sono molto diversi fra loro, anche e soprattutto per ordine di gravità e nulla hanno a che vedere le presunte irregolarità amministrative che - in tesi di accusa - si contestano al sindaco Carletti rispetto alle “forzature” o ai presunti “abusi” nell’effettuazione delle diagnosi e nello svolgimento dell’attività terapeutica contestati a chi ha svolto quel servizio».

I legali si sono scagliati contro la «evidente strumentalizzazione» e la «semplificazione fuorviante che spesso caratterizza i processi ad alto impatto mediatico», in un appiattimento che «deforma i fatti e sacrifica non solo la presunzione di innocenza, ma anche il principio di personalità della responsabilità penale». Il Pd, intanto, punta il dito contro gli avversari politici.

«La campagna indecente contro il Pd e il sindaco di Bibbiano non si dimentica - commenta il segretario Nicola Zingaretti -. A chi ha utilizzato una storia di cronaca giudiziaria per organizzarci una campagna politica dico nuovamente: vergognatevi!». Il segretario emiliano, Paolo Calvano, attacca la senatrice leghista Lucia Borgonzoni, candidata alla carica di governatore in Emilia, evocando la t- shirt da lei indossata in Parlamento: «Consiglierei di riporre le magliette». Per il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, la «montagna di fango» contro Carletti è stata «il grimaldello per costruire la battaglia politica di chi ha più a cuore i sondaggi che la verità». Ma Matteo Salvini rilancia: «Le uniche scuse devono farle coloro che senza motivo hanno portato via i bambini alle loro famiglie e coloro che hanno coperto questo indegno sistema».