«L’unica cosa che non è cambiata da agosto è il suo atteggiamento, presidente». Doveva essere il secondo round del match iniziato il 20 agosto, con la crisi di governo, e così è stato. Lo scontro tra Matteo Salvini e Giuseppe Conte si sposta sul campo della riforma del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità. Per il leader della Lega il premier ha già impegnato il Paese per la ratifica di un Trattato che metterebbe «a rischio i risparmi» degli italiani, per il presidente del Consiglio quella del Carroccio è pur propaganda fatta di «notizie distorte» che «rischiano di danneggiare» l’interesse nazionale.

Un «comportamento irresponsabile», spiega, «perché una falsa accusa di alto tradimento della Costituzione è questione differente dall’accusa di avere commesso errori politici o di avere fatto cattive riforme». L’inquilino di Palazzo Chigi interviene alla Camera e al Senato per informare il Parlamento sul processo di riforma e smentire tutte ricostruzioni, politiche e giornalistiche, «palesemente false».

A cominciare dalla scarsa trasparenza nel processo europeo di revisione: «Tutto quanto avveniva sui tavoli europei, a livello tecnico e politico, era pienamente conosciuto dai membri del primo governo da me guidato, i quali prendevano parte ai vari Consigli dei ministri, contribuendo a definire la corale posizione dell’Esecutivo italiano sul tema», è la premessa dell’intervento di Conte che intende difendersi dalle «accuse infamanti» piovute nei suoi confronti in questi giorni.

«Sarei uno spergiuro perché venuto meno al vincolo di essere fedele alla Repubblica: si è perfino adombrato che avrei tenuto questa condotta per biechi interessi personali», dice il premier guardando verso i banchi delle opposizioni dove siedono Salvini ( a Palazzo Madama) e Giorgia Meloni 8a Montecitorio). «Mi sono sorpreso, se posso dirlo, non della condotta del senatore Salvini la cui disinvoltura a restituire la verità e la cui resistenza a studiare i dossier mi sono ben note», attacca a testa bassa il presidente del Consiglio, «quanto del comportamento della deputata Meloni nel diffondere notizie allarmistiche, palesemente false».

L’informativa del premier si trasforma così in un lungo elenco di date e circostanze in cui non solo il governo, ma tutto il Parlamento è stato informato sullo stato delle trattative. Un coinvolgimento, a quanto pare, gradito persino dal Carroccio che in un’occasione, per bocca di Alberto Bagnai in sede di dibattito sul Mes disse: «Mi permetta, quindi, signor presidente del Consiglio, di ringraziarla».

Conte smentisce di aver già firmato qualsiasi Trattato e rivendica invece il suo ruolo di mediatore con l’Europa. «Nel negoziato abbiamo cercato e ottenuto regole che fossero vantaggiose per l’Italia sia nel remotissimo caso in cui dovessimo arrivare a chiedere anche noi fondi al Mes, sia in quelli, molto più frequenti, in cui l’Italia si ritrovasse dal lato di coloro che erogano il prestito». Le voci su automatismi di ristrutturazione del debito e sulla possibilità di mettere mano ai conti correnti degli italiani sarebbero invece frutto di una campagna di delegittimazione portata avanti dalle opposizioni. Il premier riceve gli applausi del Partito democratico e di Italia Viva. Il Movimento 5 Stelle annuisce in modo freddo, mentre Lega e Fratelli d’Italia si sbracciano contro il governo.

«Lei è un presidente del Consiglio che ci riempie di menzogne insieme a tutto il suo governo e le persone che mentono sono distanti dai precetti della nostra Costituzione. L’onore è una cosa di cui difettate», dice Giorgia Meloni alla Camera. «Lei si è presentato come avvocato del popolo. Non le consentiremo di diventare il curatore fallimentare degli italiani, la manderemo a casa prima», aggiunge la leader di Fd’I.

Ma è al Senato che va in scena il vero match. Matteo salvini attende la fine della relazione e poi replica per tono: «Mi dispiace per lei perché vive male, come chi vive di rabbia e di insulti», esordisce l’ex ministro dell’Interno, che per buona parte del suo intervento si rivolgerà «agli amici» del Movimento 5 Stelle. Come quando, puntando il dito verso i banchi del governo, Salvini sentenzia: «Tra voi c’è qualcuno che mente, visto che l’Eurogruppo dice che la riforma è già stata approvata».

Il segretario della Lega gioca con le contraddizioni dell’ex alleato pentastellato e dice di condividere le paure manifestate da molti grillini sulla riforma del Mes. «Spero non siate complici di questa menzogna», incalza. «State riducendo l’Europa a un centro commerciale dove guadagna solo chi già ha», aggiunge Salvini, convinto che con questa riforma si useranno i soldi dei Paesi in difficoltà per salvare le banche dei Paesi senza problemi.

«Presidente, fossi in lei mi preoccuperei, mentre parlava mancavano 60 senatori della sua maggioranza, guardi», incalza, indicando i banchi vuoti del M5S e giocando con i nervi del premier, obiettivo privilegiato del suo discorso. «Da avvocato del popolo mi aspettavo attenzione nei confronti del popolo», prosegue Salvini.

«Le lasciamo la sua arroganza, ci teniamo la nostra umiltà. Gli umbri hanno già dato un giudizio su di lei. La vedo più nervoso rispetto ad agosto», insiste, mentre dai banchi del suo gruppo alzano cartelli con su scritto «Conte Pinocchio», tanto da costringere Maria Elisabetta Casellati a interrompere la seduta. Placati gli animi, c’è il tempo della chiosa salviniana con tanto di citazione di Confucio dedicata al premier: «L’uomo superiore è calmo senza essere arrogante, l’uomo da poco è arrogante senza essere calmo». Pausa. Poi parentesi finale: «Si vergogni!».