Bonafede non esclude che sulla prescrizione ci si possa vedere a breve: «Non abbiamo fissato date, ma ne riparleremo», assicura. Ed è in un clima meno compromesso di quanto potesse sembrare che il Cnf rivolge un appello alle due principali forze di maggioranza: serve un «patto» tra il Pd e il guardasigilli, nota Andrea Mascherin.

Secondo il vertice della massima istituzione forense, i democratici dovrebbero «garantire al ministro della Giustizia Bonafede, con un patto almeno tra gentiluomini, tempi certi per l’approfondimento del testo di riforma del processo penale», e a sua volta Bonafede, «con tale rassicurazione», dovrebbe, osserva Mascherin, «poter aderire tranquillamente, e senza timori di vedere vanificato il lavoro sul punto, al rinvio della normativa sulla prescrizione per permettere prima il monitoraggio degli effetti della riforma sui tempi del processo».

Un disarmo possibile: a sollecitarlo è dunque l’avvocatura, che proprio alla riforma penale ha offerto, nei mesi scorsi, un contributo costruttivo, con le proposte presentate al tavolo aperto a via Arenula. D’altra parte, dalla professione forense provengono anche le iniziative più forti contro la norma che abolisce la prescrizione, a cominciare dall’astensione che i penalisti, in particolare, osserveranno per l’intera prossima settimana. Secondo il Cnf è ancora possibile «un affidamento reciproco, sul metodo, tra i due partiti di maggioranza», come si legge nel comunicato diffuso ieri.

Dal punto di vista dell’avvocatura istituzionale, non si può prescindere da una verifica rigorosa: valutare prima gli effetti delle norme che proprio Bonafede tiene a introdurre con un ddl delega, orientate innanzitutto a «velocizzare i processi», come lui stesso continua a ripetere. Eppure, senza un’intesa complessiva col Pd e con le altre forze di maggioranza, si rischia un esito paradossale.

Da una parte la prescrizione entrerebbe comunque in vigore il 1° gennaio, come tuttora previsto, dall’altra la riforma del processo penale finirebbe per arenarsi in Parlamento. A prefigurare un simile scenario sono diversi segnali. Nei giorni scorsi dal Nazareno è filtrata una linea forse poco belligerante nell’immediato, ma che promette di rinviare solo di poche settimane lo scontro con i 5 Stelle sulla giustizia.

Il partito di Zingaretti infatti sembra ormai deciso a non sostenere la legge dell’azzurro Costa, che abrogherebbe tout court la “nuova” prescrizione di Bonafede. E dopo il prossimo vertice col ministro, di fronte a un suo ulteriore no sul rinvio di quella norma, l’intenzione dei dem sembrerebbe quella di dare anche il via libera alla presentazione del ddl penale in Consiglio dei ministri.

Con una subordinata, però: una volta iniziato l’esame del testo alla Camera, dove già si è deciso di incardinarlo, il Pd proporrebbe come emendamenti quei “correttivi” al blocca- prescrizione finora respinti da Bonafede. Inclusa la prescrizione della fase processuale: una disciplina che, senza cancellare lo stop all’estinzione del reato voluto da Bonafede, fisserebbe comunque tempi limite per celebrare l’appello e il giudizio in Cassazione. Sforate quelle soglie, sarebbe la stessa azione penale a decadere. Con un effetto identico alla prescrizione del reato.

Su una proposta del genere, l’opposizione di centrodestra sarebbe ben lieta di convergere. Ed è altrettanto plausibile che a quel punto sarebbe il Movimento 5 Stelle a frenare sull’intera riforma. Risultato: il blocca- prescrizione sarebbe in vigore senza alcuna cornice “acceleratoria”, e il guardasigilli Bonafede dovrebbe rassegnarsi al naufragio di una riforma a cui tiene.

Uno scenario in cui perderebbero tutti. Ecco perché la proposta avanzata dal presidente del Cnf sembra una via d’uscita sia per il Pd che per il Movimento 5 Stelle. D’altronde lo stesso Mascherin, una settimana fa, in un’audizione a Montecitorio, aveva ribadito la «contrarietà dell’avvocatura alla norma sulla prescrizione in assenza di una prova che i processi dureranno meno». E aveva anche detto come una giustizia penale più veloce avrebbe potuto rendere «persino inutile discutere attorno a quella modifica». Circostanza che, al momento, sarebbe un vero balsamo per la maggioranza.