«Sorelle e fratelli, parto per il Messico. Mi ferisce lasciare il Paese per ragioni politiche, ma sarò sempre vigile Presto tornerò con più forza ed energia». Alla fine Evo Morales ex presidente della Bolivia ha accettato l'asilo offerto dal Messico e ieri si è imbarcato su un aereo che lo ha portato via dalla zona nella quale si era rifugiato, forse la regione centrale del Chapare. Parte quando a La Paz la situazione si fa di ora in ora più grave, i sostenitori di Morales, i militanti del Mas stanno arrivando nella capitale La Paz scontrandosi con la Polizia, che è apparsa divisa e incapace di affrontare la situazione, tanto da far intervenire l'esercito. E' successo dunque quello che si temeva, se i militari avevano fatto dimettere Morales nel tentativo di stabilizzare la situazione, la mossa non è riuscita ed ora la base dell'ex presidente si è ribellata. I soldati in strada richiamano alla mente una sola parola: golpe. Impressione suffragata dalle dimissioni a raffica di quasi tutto il governo, a partire dal ministro della Difesa Javier Zavaleta. «Rinuncio all'incarico di ministro della Difesa chiarendo alla Bolivia e al mondo - ha dichiarato - che la nostra volontà, quella del comandante generale delle forze armate e di questo ministro è sempre stata quella di preservare il ruolo istituzionale delle forze armate al servizio della popolazione». La decisione lascia adito alle interpretazioni più disparate ma una si fa sempre più strada e cioè che veramente le forze armate siano ormai arbitri della crisi. Difficile dunque pensare alle nuove elezioni in un clima pacificato e democratico.